La denuncia parla di «negligenze, omissioni e mancate manutenzioni» dopo che la 38enne Marianna Bello è stata travolta dalle acque. Il conflitto riguarda l’allerta diramata, la struttura idraulica e la sorveglianza del territorio.

Favara – Il 27 ottobre 2025 è stato depositato alla Procura della Repubblica di Agrigento un esposto a firma dell’avvocato Salvatore Cusumano per conto del marito della sig.ra Marianna Bello, 38 anni, tragicamente uccisa dal violento deflusso d’acqua della notte fra il 1° e il 2 ottobre a Favara. ESPOSTO (1)

La denuncia prende di mira in modo diretto:

  • la Protezione Civile Regionale Sicilia, accusata di aver classificato l’allerta meteo al livello «giallo», sottovalutando la gravità dell’evento. 

  • il Comune di Favara, e in particolare cinque dirigenti/ amministratori comunali, per mancata sorveglianza, manutenzione e custodia dell’opera idraulica incriminata, nota come “il canalone di Piazza della Libertà”.

Secondo l’esposto, quell’evento non sarebbe stato “una tragica fatalità”, ma il «prevedibile esito di negligenze, omissioni e mancate manutenzioni». 


I fatti contestati

Nello specifico:

  • Il livello dell’allerta definito «giallo» avrebbe compromesso la percezione del pericolo da parte della popolazione e impedito misure preventive efficaci quali la chiusura delle scuole o la sospensione di attività. 

  • Il canalone di Piazza della Libertà (“il Conzu”, come lo chiamano alcuni) verserebbe in condizioni di degrado: secondo l’esposto, griglie mancanti o non assicurate in alcune bocche di accesso. Se fossero state chiuse e ancorate, afferma l’atto, la tragedia forse non sarebbe avvenuta. 


Il quadro normativo e operativo

Dal punto di vista giuridico, come già evidenziato, l’obbligo di evacuazione o di attivazione di misure straordinarie si attiva solo se ricorrono condizioni specifiche (allerta ufficiale di rischio + zona vulnerabile + Piano comunale attivo). Se questi elementi non erano presenti, non si può parlare di obbligo automatico nei confronti del sindaco o della Protezione Civile.

Resta però ferma la possibilità — oggetto dell’esposto — che la custodia, manutenzione e sorveglianza dell’opera idraulica sia stata trascurata, configurando ipotesi di omicidio colposo nei confronti di soggetti pubblici.


Il quesito tecnico: gestione del deflusso e competenza dei soggetti

Parallelamente al contenzioso sull’allerta e sull’evacuazione, sorge un interrogativo che merita attenzione: chi aveva la responsabilità della struttura che ha ceduto o ha permesso il deflusso d’acqua così potente?
Il gestore del servizio idrico, AICA S.p.A., viene qui evocato come possibile soggetto competente per la manutenzione delle condotte e del deflusso delle acque.
Ma – sottolineiamo – questa è una questione che sarà accertata dagli organi giudiziari e non costituisce oggi un’accusa formale nel testo dell’esposto.


Perché è rilevante

  • Il fatto che l’esposto miri simultaneamente alla Protezione Civile Regionale e al Comune di Favara mostra la gravità attribuita dai familiari alla vicenda.

  • Il riferimento a griglie mancanti e opera idraulica non sorvegliata mette al centro la prevenzione e la manutenzione, non solo l’emergenza.

  • L’insistenza sul tema dell’allerta («gialla anziché rossa») richiama l’importanza della classificazione corretta per la gestione del rischio.


Cosa rimane vero, oggi

  • Esiste l’esposto con tutte le contestazioni (alla Protezione Civile Regionale e al Comune).

  • È accertato il ritrovamento del corpo della sig.ra Marianna Bello in seguito all’evento. 

  • Resta da stabilire la natura e la qualità della manutenzione dell’opera idraulica incriminata.

  • Restano da chiarire competenze e responsabilità precise (anche di AICA) relative ai sistemi di deflusso.

Questo caso non è semplicemente un atto di accusa contro l’Amministrazione.
È una sollecitazione forte affinché si guardi con attenzione a prevenzione, sorveglianza e gestione ordinaria delle infrastrutture idrauliche, oltre che all’emergenza.
In definitiva: la tragedia subita dalla famiglia Bello non può restare un episodio isolato. È il momento che si faccia piena luce — con rigore — su chi doveva fare cosa, quando e come.

Report Sicilia seguirà tutti gli sviluppi con il lavoro di documentazione, interrogazione agli enti competenti e analisi degli atti processuali.