Hanno la salma di un padre, una madre, un parente “parcheggiata” da mesi al cimitero di Piano Gatta in attesa di tumulazione? Hanno i figli che frequentano come se niente fosse istituti scolastici dichiarati inagibili? Hanno una classe politica che li obbliga alla crisi idrica per fottersi i soldi? Questo è l’inestimabile “patrimonio” degli agrigentini ai quali, invece di suscitare sgomento, indignazione e magari una scossa civica, vede aumentare il proprio masochistico godimento. Un popolo, quello che abita nella città dei Templi, ormai talmente assuefatto al sopruso, alla violenza, al disservizio e ai pericoli da non avvertire alcuna sensazione. Una intollerabile insofferenza al dolore, una ignavia che nemmeno nella Divina Commedia era stata concepita dal Sommo poeta, ma pronta a manifestarsi giorno dopo giorno, in una realtà totalmente narcotizzata dal bisogno. Perchè per fare tumulare dopo mesi di attesa un proprio congiunto serve la raccomandazione del deputato o consigliere comunale di turno. Perchè i propri figli possono andare “tranquillamente a scuola” anche se la scuola è stata dichiarata inagibile tre mesi prima e non si è stati capaci di spostare tutto e tutti prima dell’inizio dell’anno scolastico. Perchè per avere l’acqua almeno ogni tanto i cittadini devono supplicare il fontaniere o il politico di turno, se non essere costretto a pagare due volte il “prezioso liquido”, facendoselo recapitare a casa, a suon di carte da 50 euro. Una vergogna quotidiana, uno scandalo che si trascina da anni, senza che gli organi competenti sappiano mettere mano in maniera radicale, estirpando il cancro che attanaglia la gente che invece non ci stà.
Involuzione della specie …
Come sono diventati così gli agrigentini? Nemmeno per la propria madre che non ci può tumulare senza pagare tangenti a qualcuno. Nemmeno per il rischio al quale si sottopone il proprio figlio mandandolo in una scuola pericolante. Nemmeno perchè si viene privati del diritto primario all’acqua, come nemmeno in Africa. Questo è il dato che emerge veemente da questo momento storico: l’indifferenza al degrado, degenerato ormai in puro masochistico godimento. Per fortuna ci sono i social, dove tutti abbaiano la loro rabbia, in attesa magari che qualcuno lanci l’osso. L’ultima manifestazione di protesta fu organizzata da alcune associazioni lo scorso anno, contro la carenza idrica. Non mancarono le polemiche su cosa avesse mosso politicamente quella iniziativa popolare come da anni non si vedevano. Immaginare che la gente scenda in piazza senza bandiere, senza “padrini” è pura fantascienza. All’agrigentino piace lamentarsi, sui social o al bar, ma continuare a non avere acqua a casa, avere la salma del genitore nel magazzino di Piano Gatta, mandare il proprio figlio in una scuola strutturalmente non idonea. Tristezza infinita per una città dove prima o poi qualcosa dovrà cambiare. Per uscire finalmente dalla dittatura del bisogno, che rende insensibili al dolore.

