Agrigento – Il 17 gennaio 2025, Report Sicilia titolava: “Agrigento Capitale della Cultura? I panni sporchi si lavano in casa…”. Un titolo provocatorio, ispirato da una frase pronunciata con leggerezza – ma carica di significati pericolosi – dal sindaco Francesco Miccichè, durante un’intervista televisiva nazionale. All’epoca fu liquidata come una battuta infelice. Oggi, invece, assume il sapore inquietante di una vera e propria linea politica.
In una terra come la Sicilia, dove l’omertà è stata storicamente l’anticamera del potere mafioso, dove “non parlare” significava sopravvivere o partecipare al sistema, riproporre questa mentalità equivale a un invito al silenzio e alla complicità. Altro che cultura.
Il silenzio come sistema di governo
“La mafia prolifera nel silenzio di chi ha paura.” È una frase tanto abusata quanto vera. Il silenzio è il primo alleato della criminalità organizzata. È il terreno fertile in cui crescono le intimidazioni, le irregolarità, le clientele, le opacità amministrative.
Quando un sindaco chiede – o lascia intendere – che “non bisogna parlar male della città”, non sta difendendo l’onore di Agrigento: sta difendendo se stesso e il proprio cerchio magico, da critiche, da verità scomode, da quella fastidiosa stampa che continua a denunciare le disfunzioni reali: crisi idrica, gare d’appalto con un solo partecipante, cumuli di rifiuti, mancati servizi, disservizi ASACOM, utilizzo improprio di fondi pubblici, degrado urbano.
E se oggi Agrigento è sulle cronache nazionali, non è certo per le luci delle luminarie o per le magnifiche riprese aeree. È per la brutale discrepanza tra la città immaginata e quella vissuta dai cittadini, ogni giorno, tra le taniche d’acqua e i disagi sotto il sole cocente.
Chi denuncia, oggi, è sotto attacco
Abbiamo ricevuto e pubblicato il commento durissimo – ma lucidissimo – di un lettore, che ha descritto senza filtri il paradosso tutto agrigentino: chi racconta i disservizi viene accusato di danneggiare la città, mentre chi li crea o li ignora continua a fare passerelle e propaganda.
La vera preoccupazione di alcuni sembra non essere la salute pubblica, la legalità o la dignità dei cittadini, ma piuttosto le tasche degli imprenditori da spiaggia, le “due pizzette” in meno vendute o la camera d’albergo rimasta vuota. Il cittadino che non trova l’acqua? La famiglia che vive nel degrado? “Futtitinni”, pare sia la parola d’ordine.
La cultura non si fa con le bugie, ma con il coraggio
Cultura è verità. Cultura è confronto. Cultura è denuncia. Non si può costruire Agrigento Capitale della Cultura 2025 con la colla dell’omertà e del maquillage turistico. Altrimenti diventa solo un grande spot pubblicitario, vuoto e tossico.
Come diceva Giovanni Falcone: “La mafia è un fenomeno umano, e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà una fine.” Ma questa fine arriverà solo se ognuno farà la propria parte, a partire dai rappresentanti istituzionali.
Chi invita a “lavare i panni sporchi in casa” non rappresenta la cultura, ma il suo contrario. Non rappresenta la città, ma la chiusura, il controllo, l’autocelebrazione autoreferenziale.
La stampa non tacerà
Report Sicilia continuerà a fare il proprio mestiere: raccontare i fatti, raccogliere le denunce, accendere i riflettori dove qualcuno vorrebbe spegnerli. Lo dobbiamo ai cittadini onesti, ai più deboli, a chi non ha voce. Lo dobbiamo alla verità.
E, soprattutto, lo dobbiamo a chi in questa terra ha perso la vita per aver detto ciò che altri volevano nascondere.
Per Report Sicilia – Redazione Inchieste
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