E’ boom anche in provincia di Agrigento dei cosiddetti “giardini dei giusti”. In un’epoca dove la memoria del passato e la valorizzazione delle persone che hanno lasciato una traccia positiva del loro passaggio sulla Terra è sempre più a rischio, si assiste a questa massiccia nascita di spazi dove associazioni, enti pubblici e istituzioni varie piazzano simboli di vario genere, rievocando figure di personalità che si sono distinte nel passato. Magistrati, uomini di chiesa, di cultura, della società civile, tutte persone che le nuove generazioni è utile che conoscano. L’ultimo caso a Canicattì, nella villa comunale, ma è degno di menzione il parco creato da un gruppo di volontari intorno alla stele al giudice Livatino. Una stele che non è più da sola da diversi mesi, tra altri simboli di memoria dedicati ad altri personaggi. Un luogo strappato al degrado e all’abbandono degli scorsi decenni, curato con grande attenzione dall’associazione Co.N.Al.Pa., senza risorse statali o regionali. Vai a pregare il beato Livatino, ma nel frattempo dedichi un pensiero ad altri martiri, ai quali sono stati dedicati altri spazi di memoria nelle aree adiacenti.

Dalla memoria… alla realtà

Fin qui, tutto bello, il problema nasce dalla nettissima e fastidiosissima contrapposizione tra buoni auspici di pochi e cruda realtà quotidiana. Uscendo dal Parco Livatino, si torna alla cruda realtà. Stride parecchio vedere rappresentanti delle istituzioni che sfruttano questi luoghi e simboli, ma dall’altro non sanno creare (ad esempio) loculi nei cimiteri ormai saturi, come accade ad esempio ad Agrigento, a Piano Gatta, dove ci sono salme che attendono di essere tumulate da mesi. Ma anche in altri comuni più piccoli accadono questi “corto circuiti” che lasciano francamente interdetti. Anche morire è diventato un lusso da queste parti. A pochi giorni dalla commemorazione dei defunti, molti amministratori dovrebbero mettersi entrambe le mani sulla coscienza per quello che non hanno saputo fare in questi anni per la loro comunità. Al netto delle retorica sulla legalità. La memoria e la valorizzazione del giusto del passato, da parte delle istituzioni non può non andare di pari passo con l’offerta dei servizi essenziali ai vivi, a coloro i quali giusti cercano di esserlo ancora oggi, ogni giorno. Ha francamente stufato la retorica dell’antimafia di facciata, da parte dei politici che si mettono in posa davanti alla stele di turno o di altri personaggi borderline, abili nel sapersi destreggiare nelle stanze che contano. Perchè da queste parti, troppo spesso, di certa antimafia è meglio non fidarsi. 

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