Ad Agrigento, proclamata Capitale Italiana della Cultura 2025, il cinema non vuole mettere piede. È una denuncia che pesa, quella lanciata dal regista Roberto Andò, intervenuto al convegno “La lingua di Vigàta” promosso da Strada degli Scrittori al teatro Panoramica dei Templi, dove ha ricevuto il premio Andrea Camilleri.
Andò, acclamato regista e sceneggiatore, ha spiegato senza mezzi termini perché la città di Pirandello e Camilleri è stata esclusa da riprese cinematografiche importanti come quelle del suo film La Stranezza, così come dalla celebre serie Il Commissario Montalbano, ambientata – idealmente – a Vigàta ma girata in provincia di Ragusa.
“Agrigento bisogna reinventarsela, saperla vedere – ha detto Andò – perché è rimasto ben poco del nucleo che mi interessava, cioè la Girgenti di Luigi Pirandello e in parte quella che il giovane Andrea Camilleri ha vissuto. Il paesaggio è stato stravolto da un impatto terribile e in un certo senso è irrecuperabile.”
Il “mostro” speculativo che ha cancellato la città
Andò ha citato anche Francesco Rosi, che durante le riprese agrigentine di Cristo si è fermato a Eboli fu costretto a fare “acrobazie” per evitare nelle inquadrature lo scempio edilizio che ormai invadeva ogni scorcio: palazzi, abusivismi, colate di cemento, palazzine al posto della storia.
“Il cinema è implacabile – ha spiegato Andò – se vuoi inquadrare i Templi hai due, tre posizioni possibili al massimo. Il resto è deturpato. Questo è un problema che una città che si celebra come Capitale della Cultura deve avere il coraggio di affrontare.”
La casa di Montalbano? Un abuso edilizio sanato
Fin qui, tutto condivisibile. Ma forse, qualcuno dei presenti avrebbe potuto ricordare al regista che anche la “casa del Commissario Montalbano”, divenuta icona turistica, era abusiva. Si trova a Punta Secca, nel Ragusano, e venne sanata solo dopo il successo televisivo grazie a una legge speciale della Regione Siciliana. Un dettaglio che rende meno credibile la “morale estetica” e che dimostra come il cinema sia spesso disposto a convivere con l’irregolarità… purché sia pittoresca e distante da Agrigento.
👉 Fonte: Catania Oggi – Casa abusiva di Montalbano
Una Capitale che resta immaginaria
La verità è che Agrigento è stata privata della sua immagine, del suo volto autentico, sepolto sotto decenni di scempi edilizi, omissioni, e speculazione. E oggi, pur fregiandosi del titolo di Capitale della Cultura, non riesce a offrire neppure un’ambientazione cinematografica compatibile con la memoria culturale che pretende di celebrare.
Il grido d’allarme di Andò dovrebbe far riflettere sul fatto che non basta un titolo o una fondazione per riqualificare un’identità perduta. Serve visione, coraggio e – soprattutto – scelte politiche di tutela, bellezza e rispetto.
Perché finché a dominare sarà il cemento e il silenzio delle istituzioni, Agrigento resterà fuori dalle narrazioni culturali più autentiche. Anche quelle che le appartengono di diritto.