Il Comune di Agrigento continua a perdere cause e a sperperare denaro pubblico in giudizi che si sarebbero potuti evitare con una corretta programmazione e una reale attenzione ai diritti dei cittadini. È il caso dell’ennesima causa intentata da una madre, la sig.ra V.C., in rappresentanza del figlio minore F.F., a cui è stato negato il pieno accesso al servizio scolastico per mancanza dell’assistente alla comunicazione (ASACOM) per le 28 ore settimanali previste dal PEI (Piano Educativo Individualizzato).

La vicenda, finita davanti al Tribunale di Agrigento con ricorso d’urgenza ex art. 700 c.p.c. (R.G. n. 2654/2024), ha costretto il Comune a costituirsi in giudizio, con il conferimento dell’incarico di difesa all’avvocato interno Rita Salvago, come confermato dalla proposta di Determina Sindacale n. 67 del 18 luglio 2025 Proposta+Determina+Sindacale++2025-67 e poi approvata con Determina Sindacale n. 82 del 21 luglio 2025 Determina+Sindacale+2025-82

Una storia che si ripete

Non è la prima volta che il Comune si ritrova coinvolto in giudizi simili per la mancata erogazione dei servizi ASACOM. Le famiglie dei bambini con disabilità sono costrette a ricorrere ai tribunali per veder riconosciuti diritti fondamentali, come quello all’istruzione in condizioni di parità. E, puntualmente, la giustizia dà loro ragione.

Ciò che lascia sconcertati non è solo la reiterazione di comportamenti amministrativi inadempienti, ma anche il costo crescente che queste condotte generano. Oltre alle spese legali e alle ore di lavoro degli uffici coinvolti, il Comune dovrà anche affrontare le conseguenze economiche legate alla soccombenza nei giudizi.

Denaro pubblico che si poteva risparmiare

Ogni causa persa comporta, oltre alle spese legali interne, possibili condanne al pagamento delle spese processuali, oltre che al risarcimento del danno o all’obbligo di esecuzione delle prestazioni negate. Il tutto si traduce in un aggravio per le casse comunali già precarie.

L’amministrazione, pur sapendo che la giurisprudenza è ormai consolidata in favore dei minori con disabilità, continua a non garantire i servizi dovuti, scegliendo la via del contenzioso invece della prevenzione. Un comportamento che, di fatto, rappresenta una precisa scelta politica e amministrativa: quella dell’inefficienza e della superficialità.

In attesa di un cambio di passo

Il caso appena documentato è solo l’ennesimo episodio di una lunga serie che, se non affrontata alla radice, continuerà a pesare sui cittadini agrigentini, sia in termini di diritti negati che di soldi pubblici buttati via. Serve una strategia seria e strutturale per garantire i servizi ai minori disabili e per evitare che l’amministrazione comunale diventi un “cliente fisso” del tribunale.

Il tempo delle scuse è finito: i cittadini meritano un’amministrazione responsabile, che rispetti i diritti e custodisca le risorse pubbliche con serietà.