San Leone, il porticciolo è diventato una zona commerciale: tra abusi, silenzi e concessioni discutibili
SAN LEONE (AGRIGENTO) – Il porticciolo turistico di San Leone sta diventando un caso emblematico di sfruttamento del demanio marittimo. Da area destinata alla nautica, alla pesca e al turismo, si è progressivamente trasformato in una zona commerciale concentrata e opaca, con la proliferazione di strutture destinate alla somministrazione di alimenti e bevande, noleggio barche e punti di ristoro.
Analizzando il Portale del Demanio Marittimo della Regione Siciliana, emergono elementi che impongono una seria riflessione:
Istanza per la realizzazione di una struttura amovibile in legno adibita ad attività commerciale, per una superficie di 440,15 mq, in piena area portuale;
Istanza per l’occupazione di breve durata, finalizzata al noleggio di posti barca tramite pontile galleggiante, per un totale di 996,91 mq;
Estensione di validità di una concessione esistente, che prevede l’occupazione di 277,02 mq per un punto di ristoro.
Il problema non è solo il numero crescente di strutture, ma il fatto che molte di esse, pur dichiarate temporanee o stagionali, restano attive per tutto l’anno. Concessioni di durata limitata si trasformano, nei fatti, in occupazioni permanenti, senza alcuna rimozione delle strutture né verifica dell’effettiva destinazione d’uso.
A fronte di tutto ciò, ci si chiede:
Dove sono i controlli? Perché alcune attività sembrano “tollerate” oltre i limiti di legge, mentre altre vengono sanzionate?
Il Comune di Agrigento ha mai approvato il Piano di Utilizzo del Demanio Marittimo (PUDM), obbligatorio per legge? E se sì, è pubblico e consultabile? Se no, con quale criterio vengono gestite le concessioni? E chi garantisce che l’interesse pubblico sia realmente tutelato?
Tutto questo accade con il benestare silenzioso dell’Amministrazione, che dovrebbe invece vigilare sull’uso del proprio patrimonio costiero. Il risultato è un tratto di litorale interamente privatizzato, dove le strutture commerciali si sono moltiplicate, tutte concentrate all’interno o a ridosso del porticciolo turistico, mentre altre zone restano escluse da ogni possibilità di sviluppo ordinato e trasparente.
Quella che si configura è una vera e propria saturazione commerciale del demanio, spesso gestita in maniera disordinata, senza visione d’insieme né equilibrio tra accesso pubblico e attività economiche. Un pessimo esempio per una città che si prepara a rappresentare la cultura italiana nel 2025.
C’è qualcosa che ci sfugge? O si è semplicemente deciso di chiudere un occhio?
Quale sarà il futuro della costa agrigentina: un bene condiviso o un privilegio per pochi?