Niente impianto sulla spiaggia, nel parcheggio, a ridosso di bar o stabilimenti balneari di Porto Empedocle. Il nuovo dissalatore capace di “sparare” nella condotta in corso di posa 96 litri d’acqua al secondo sorgerà, ben “nascosto” all’interno dell’area attigua e interna alla Capitaneria di porto. In uno spazio confinante con la centrale elettrica di Enel. Nulla sarà alla vista di coloro i quali transiteranno dalla via Crispi, essendo tutto recintato e inaccessibile agli estranei. Sgomberato dunque almeno questo dubbio sulla presunta “invadenza” dell’impianto in corso di realizzazione da alcuni giorni nella zona della cosiddetta “Spiaggetta”, meglio nota agli empedoclini come “Pilaya”, a due passi dalla Torre Carlo V e della capitaneria di porto.

Le ditte Vitalegas e Acciona Agua che si sono aggiudicati l’appalto da 13 milioni e rotti per la realizzazione dell’impianto di dissalazione delle acque marine sono alacremente al lavoro, con un uomini e mezzi impegnati anche il sabato, per accelerare al massimo la consegna dell’opera. I lunghi tubi che verranno utilizzati per fare arrivare l’acqua nella condotta centrale sono stati srotolati e nei prossimi giorni saranno interrati. Il traffico veicolare non ha subito al momento grossi intoppi, essendo stata realizzata una scorrevole strada sostitutiva, senza sconvolgere il flusso veicolare. Tutto procede dunque per il meglio, in attesa di avere finalmente a disposizione questi 96 litri d’acqua in più. Restano le domande soprattutto da parte degli ambientalisti su come verrà effettuato il trattamento dell’acqua prelevata nello specchio di mare antistante la centrale dell’Enel. La speranza è che i lavori terminino entro la fine dell’estate, ottimisticamente durante. Resta sospesa anche la domanda sul perchè di questa location inedita, visto che a pochi chilometri di distanza esiste il cimitero dei dissalatori abbandonati da anni, a ridosso del Caos pirandelliano. Un’area che avrebbe potuto accogliere anche il nuovo impianto, senza andare a scomodare il centro abitato empedoclino. Ma questa è un’altra storia. 

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