C’è chi l’acqua la beve. Chi la paga. E poi c’è chi la controlla.
Nel cuore della provincia barocca, una riunione tra vecchi signorotti e nuovi pretendenti al trono ha partorito la creatura perfetta: una società che gestirà il servizio idrico come fosse un tesoro da dividere, con poltrone pregiate, gettoni d’oro e alleanze incrociate. Il potere, quello vero, non scorre più nelle fontane pubbliche, ma nelle cene al “Tiranno” e nei bis di “Gusto”.
🌊 La cordata del potere liquido
A guidare l’assalto alla diligenza è stato il leader del clan delle Paludi, spalleggiato dai Sindaci di Roccalunga e Belverde, con il benestare del presidente della Provincia. Tutti uniti sotto un’unica insegna: il grande Sud. Ma con ospiti d’onore anche da più lontano: un fedele dell’Azzurro del Mare, due giovani leve del Partito della Discordia e altri personaggi arcobaleno in cerca di gloria. Una coalizione che supera il concetto stesso di coalizione: una compagnia di ventura, più che una maggioranza politica.
Fuori dalla festa, i Fratelli del Vessillo, che pure ci hanno provato con urla, deleghe dubbie e pugni sbattuti sul tavolo. Uno di loro ha preteso, senza alcun diritto, di rappresentare due cittadine del sud profondo, minacciando tempeste istituzionali.
🧾 Il comitato della spartizione
I posti chiave? Già assegnati. Il comitato di sorveglianza è la fotografia plastica del feudalesimo contemporaneo: un ex primo cittadino di una città sciolta per infiltrazioni, ora capo di gabinetto del capo; il legale di fiducia, sempre presente nei procedimenti più delicati; un dirigente esperto in enti per l’edilizia popolare, noto per la sua capacità di navigare tra mari agitati; una consigliera “presente per amicizia”, senza altri meriti dichiarati.
A presiedere l’organo di revisione, una vecchia conoscenza della politica clientelare: ex consigliere comunale, oggi imprenditore di mense scolastiche e stanze d’albergo. Revisore nominato da nessun ente pubblico, sconosciuto ai più, ma vicinissimo al potere giusto.
💶 L’oro blu e le sue tariffe
I compensi? Da capogiro. Il costo del servizio idrico, che già i cittadini faticano a reggere, promette di impennarsi. L’acqua, oro del terzo millennio, diventa merce da palazzo. Si mormora anche di assunzioni pilotate, curriculum sponsorizzati e un piano industriale cucito su misura per premiare gli amici degli amici.
🤝 Fedeli, doppiogiochisti e silenziati
In prima fila durante il banchetto idrico, la dama di ferro designata alla successione del capo: elegante, discreta, obbediente. Dietro di lei, tra le colonne del palazzo, il Capo e il Sornione – il gran consigliere – pronti a dare ordini, passare bigliettini e fare segni d’intesa con gli alleati.
Fuori dalla porta, invece, si consuma il dramma. Il traditore di Francoscuro – un tempo fedelissimo, oggi alleato del rivale – ha venduto le chiavi della città in cambio di un posto al tavolo. Il suo entourage, fatto di capi delle guardie, fratelli-consiglieri e contabili di due comuni, guarda ora con imbarazzo il nuovo assetto, incapace di capire da che parte stare.
E chi ha provato a opporsi, come il sindaco di Carlalta, è stato semplicemente scomunicato dalla confraternita dei feudatari, lasciato a latrare in solitudine nella valle dei reietti.
La nuova società è nata. Il dado è tratto. L’acqua sarà pubblica solo sulla carta. Per il resto, il regno è privato. Anzi, privatizzato. Con buona pace dei cittadini, che scopriranno tutto questo solo quando apriranno la prossima bolletta.

