Sabrina De Capitani, ex portavoce del presidente dell’Ars Galvagno, è al centro di un’inchiesta della Procura di Palermo. Intercettazioni rivelano relazioni politiche, manovre opache e favori dietro lo scandalo Cannes. Coinvolti nomi di spicco del centrodestra siciliano.

Intrighi, favori e potere: l’ombra lunga di Sabrina De Capitani sull’Ars e lo scandalo Cannes

PALERMO – “Conosco i suoi segreti, e il segreto è potere”. È una frase chiave, quasi simbolica, pronunciata da Sabrina De Capitani, ex portavoce del presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Gaetano Galvagno, che oggi riecheggia con forza negli ambienti politici siciliani e romani. De Capitani, donna ambiziosa e abilissima tessitrice di relazioni, si è trovata – forse inconsapevolmente – nel cuore di un sistema di interessi, intrecci e favori che dalla Sicilia si estende fino a Milano, Roma e persino al Vaticano.

Cannes, il primo atto dello scandalo

L’inchiesta condotta dalla Procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia, ha origine dallo scandalo legato alla mostra fotografica al Festival del Cinema di Cannes. Una commessa milionaria, affidata senza gara pubblica alla società lussemburghese Absolute Blue, per una presunta “esclusiva” che, come si evince dagli atti, non convinse nemmeno gli inquirenti.

Sabrina De Capitani, consulente della società, in una intercettazione con un commerciante di Monza, si lamentava del mancato pagamento dei 100 mila euro attesi da Cannes. Parole che apriranno un vaso di Pandora ancora oggi in fase di scoperchiamento.

Borse Hermès, cene e taxi: lo stile appariscente della “regina”

Appariscente, incisiva e sempre al centro delle dinamiche di potere. All’interno dell’Ars, la sua figura era notissima: “Comandava”, dicevano alcuni collaboratori di Galvagno, e viveva tra completi Valentino, borse Hermès, cene nei migliori locali di Palermo, viaggi in taxi e voli frequenti.

Ma dietro il glamour, secondo le intercettazioni della Guardia di Finanza, si celava molto altro: una rete di relazioni politiche, favori elargiti “per conto di Galvagno” e pressioni sulle scelte politiche, a partire dallo scandalo che travolse il settore Turismo della Regione Siciliana.

Il cerchio si stringe attorno a Fratelli d’Italia

Sabrina De Capitani non nascondeva il suo legame con Fratelli d’Italia. Nelle chat con Patrick Nassogne, amministratore della Absolute Blue, celebrava il successo del partito:

“Abbiamo vinto… facciamo delle cose fighe per i prossimi cinque anni… l’assessorato è di Fratelli d’Italia”.

Era lei ad aver fatto da tramite tra l’ex assessore al Turismo Manlio Messina e Nassogne, e fu sempre lei a criticare la scelta del successore Francesco Paolo Scarpinato, colpevole di aver preso le distanze dallo scandalo con una lettera. Lettera che portò alla rottura definitiva con Nassogne, il quale provò invano a ricorrere al TAR. Nel frattempo, il governatore Renato Schifani bloccava i nuovi investimenti. A raccontarlo, ancora una volta, era proprio De Capitani al compagno Franco Ricci:

“Messina e tutta la sua banda rischiano di finire nei guai”.

Il potere occulto e l’arma dei segreti

Con Galvagno, la portavoce vantava un legame personale e strategico:

“Sono io l’artefice che l’ha fatto diventare famoso… l’ho portato a Mediaset”.
Diceva di averlo “coltivato”, di averlo “in pugno”. E mentre i messaggi compromettenti con Nassogne la preoccupavano, confidava di aver chiesto aiuto a Ignazio La Russa per “fermare tutto a livello regionale”, per evitare che lo scandalo travolgesse anche Fratelli d’Italia a livello nazionale.
“Se questa cosa viene fuori a livello nazionale…”.

Un sistema da svelare

Sabrina De Capitani era diventata il punto di riferimento per favori politici, accessi, appalti, persino operazioni immobiliari. Riceveva proposte da ogni dove, anche per progetti bancari, commerciali, fino a immobili in Vaticano.

Il caso Cannes è solo la punta dell’iceberg. Le carte degli inquirenti, in parte ancora oscurate da omissis, promettono sviluppi clamorosi. Perché, come lei stessa diceva, “in Sicilia ho trovato il terreno più fertile” per costruire una rete di potere che oggi rischia di implodere sotto il peso delle intercettazioni.

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