Le requisitorie le tengono i pubblici ministeri al termine di un processo. Di norma chiedono condanna e/o assoluzione dell’imputato. Un cittadino ” normale” non può effettuare requisitorie, ma può avanzare le proprie accuse in un esposto da inviare alla Procura. Ed è quello che ha fatto il favarese Renato Salamone. Secondo lui a uccidere sua moglie è stata la presunta superficialità della protezione civile regionale e del Comune di Favara, dal sindaco, all’ufficio tecnico. Salamone è il vedovo di Marianna Bello, la donna che venne inghiottita dal collettore idrico nel centro di Favara, durante il nubifragio che lo scorso 1 ottobre si era abbattuto, provocando una alluvione. Le pesantissime accuse dell’uomo, padre di 3 figli in tenera età rimasti senza madre, sono state messe nero su bianco in un esposto che il proprio avvocato, Salvatore Cusumano ha inviato nelle scorse ore alla Procura della Repubblica di Agrigento. Da ricordare come al momento non ci siano persone iscritte nel registro degli indagati. Lo aveva promesso e ha mantenuto tale promessa, 24 ore prima che la salma della moglie venisse ritrovata a dieci chilometri di distanza, in un terreno a pochi metri dal mare di Cannatello. Una fine orrenda, per la quale il giovane favarese vuole giustizia. Pubblichiamo integralmente l’esposto, senza alcun intento accusatorio delle parti chiamate in causa, trattandosi appunto della posizione espressa dalla famiglia della donna defunta e che dovrà ovviamente passare al vaglio prima della Procura e poi – eventualmente – del Tribunale di Agrigento.
Ecco la “requisitoria” di Salamone con il proprio avvocato:
“In data 1 ottobre 2025, il territorio comunale di Favara pur la Protezione Civile Regionale avesse diramato una allerta gialla veniva interessato da un evento meteorologico avverso e di straordinaria intensità, caratterizzato da precipitazioni intense e persistenti che hanno rapidamente causato un innalzamento dei livelli idrici lungo le vie cittadine con la creazione di veri corsi d’acqua che travolgevano cose ed oggetti. Tale evento, di per sé già potenzialmente dannoso, ha avuto esiti tragici aggravati da una serie di rilevanti carenze e omissioni nella gestione del rischio idraulico e nella comunicazione preventiva. A parere dell’esponente in occasione dell’evento in questione, la Protezione Civile territoriale non ha ottemperato in modo adeguato agli obblighi di allertamento previsti dal D.Lgs. 2 gennaio 2018, n. 1 (Codice della Protezione Civile) e dal relativo Piano di Protezione Civile regionale. La errata allerta meteo ha compromesso significativamente la capacità di risposta e preparazione da parte degli enti locali e della popolazione, riducendo drasticamente le possibilità di attuare misure preventive efficaci volte a mitigare i danni e i rischi connessi all’evento meteorologico. Invero, visto l’evento atmosferico che si è abbattuto in Provincia di Agrigento, certamente prevedibile grazie alla tecnologia di cui oggi si è in possesso, veniva sottovalutato dal Dipartimento Regionale di Protezione Civile diramando una allerta Gialla anziché Rossa. L’allerta gialla indica una criticità ordinaria, con possibili fenomeni localizzati, mentre l’allerta rossa indica una criticità elevata e diffusa, con pericolo di danni ingenti e estesi a cose e persone”.

Questione di allerta …
“La principale differenza sta nell’intensità, estensione e livello di rischio: il giallo è una criticità “ordinaria” che richiede attenzione, mentre il rosso è “elevata” e indica scenari di pericolo serio come nel caso verificatosi in data 01/10/2025 a Favara e non solo. Peraltro, l’allerta Rossa indica un livello di criticità elevata, con pericolo grave per la popolazione, possibili danni ingenti e probabile perdita di vite umane come quanto accaduto in Favara con la morte della povera Marianna Bello. L’allerta predetta prevede fenomeni meteorologici o idrogeologici estremi, diffusi e molto pericolosi, che possono includere inondazioni estese, frane di grandi dimensioni, rottura di argini e vento violento con forti raffiche. Di conseguenza, sono necessarie misure di massima precauzione, come rimanere in casa, limitare gli spostamenti e, in alcuni casi, prepararsi a un’evacuazione. Il rischio per la sicurezza delle persone è molto elevato, con possibilità di danni ingenti e perdita di vite umane. Pertanto, se la Protezione Civile Regionale avesse diramato l’allerta Rossa ciò avrebbe comportato, come già accaduto in altre occasioni, la chiusura delle scuole da parte del primo cittadino e la Sig.ra Bello quel fatidico giorno non avrebbe lasciato i figli a scuola ma sarebbe rimasta con quest’ultimi nella propria abitazione”.
Le accuse al Comune …

Parallelamente, si evidenziano anche gravi responsabilità in capo al primo cittadino del Comune di Favara, Sig. Sindaco Antonio Palumbo, e relativo ufficio tecnico connesse alla gestione e alla manutenzione di quel convogliatore idraulico (canalone) ubicato nell’area interessata dall’evento tragico segnatamente allocato nella Piazza della Libertà comunemente denominata anche “Conzu” . Tale infrastruttura, di competenza e sotto la custodia del Comune di Favara presentava e presenta tutt’oggi segni evidenti di degrado e di mancata manutenzione, mancate protezione per la salvaguardia dell’incolumità delle persone, fattori che hanno contribuito e concorso all’evento delittuoso ovvero al decesso della Sig.ra Marianna Bello a causa della negligenza, imperizia dell’amministrazione comunale, del suo primo cittadino e dell’ufficio tecnico tutto.
La grave omissione nella custodia e nella manutenzione di tale struttura come l’apertura delle griglie delle due bocche su 5 del convogliatore costituisce un elemento decisivo nell’innesco e nell’aggravamento degli effetti devastanti dell’evento, culminato nella tragica perdita della vita della sig.ra Marianna Bello, trascinata dalle acque ed inghiottita dal convogliatore. Diversamente se fossero state chiuse le bocche del convogliatore come lo sono tutt’oggi, bloccate dai loro chiavistelli, Marianna sarebbe ancora viva. Non si può morire travolti dall’acqua nel cuore di una citta, in una piazza che diventa un lago, in un sistema che troppo spesso si piega all’incuria ed all’indifferenza dell’amministrazione comunale. La morte di Marianna non era un evento non prevedibile e non è solo un fatto di cronaca ma è lo specchio che riflette le crepe di un territorio in questo caso quello favarese assai fragile, dimenticato, incapace di prevenire, di proteggere i suoi cittadini, di reagire per tempo. La Sig.ra Bello quella mattina del primo ottobre usciva dalla propria abitazione alla luce dell’allerta gialla diramata dalla Protezione Civile Regionale per accompagnare i figlia scuola e solo dopo, verso le ore 8:00 circa, veniva travolta nel cuore del citta dalla furia dell’acqua. Scesa dalla propria autovettura, in quanto impaurita dalla furia dell’acqua, come si evince da un video che circola su internet, la stessa veniva travolta ed inghiottita dal collettore per le acque bianche. Un collettore si ripete che su cinque griglie di trattenimento ne aveva chiuse solo 3 ed è proprio in una di quelle due aperte Marianna veniva ingoiata. Fa strano e sembra realmente una beffa recarsi oggi sui luoghi e trovare tutte e cinque le griglie chiuse ancorate alla struttura muraria dai relativi chiavistelli. Se le griglie del convogliatore giorno 1 ottobre fossero state chiuse come lo sono tutt’oggi non saremmo qui con il presente esposto a dover chiedere giustizia per Marianna, per il marito e per i tre figli minori.

Considerato che …
“L’errata emissione dell’allerta meteo gialla anziché rossa rappresenta una grave inadempienza e un comportamento colposo che ha impedito l’attuazione di adeguate misure di protezione civile e prevenzione del rischio, compromettendo la sicurezza della popolazione; la carenza nella custodia e nella manutenzione del convogliatore idraulico costituisce un evidente caso di negligenza gestionale, che integra la fattispecie di omicidio colposo ai sensi dell’art. 589 c.p., oltre a potenziali violazioni delle norme in materia di sicurezza ambientale e idraulica; le suddette condotte omissive e colpose, in combinazione, hanno prodotto un evento letale, la morte della Sig.ra Bella, che avrebbe potuto e dovuto essere evitato attraverso l’adozione di misure preventive efficaci e da una corretta gestione delle infrastrutture e del sistema di allertamento. Pertanto, è imprescindibile che l’autorità giudiziaria accerti tempestivamente le responsabilità penali, al fine di assicurare giustizia e prevenire il ripetersi di analoghi disastri”.
Cosa chiede la famiglia di Marianna ?
“L’apertura di un’indagine penale in danno dell’Ingegnere Salvatore Cocina nella qualità di Dirigente Generale del Dipartimento Regionale della Protezione Civile Sicilia volta all’accertamento delle responsabilità connesse all’evento di cui sopra, includendo l’errata emissione dell’allerta meteo da parte della Protezione Civile regionale Gialla anziché Rossa ed in danno del Sig. Sindaco del Comune di Favara, Antonio Palumbo, dei dirigenti comunali Ing. Calì Pietro per l’area Lavori Pubblici, Antonio Giancani per l’area Urbanistica e Giuseppe Milia per l’area Edilizia e Patrimonio per l’omessa custodia e manutenzione del convogliatore idraulico, tutti per l’ipotesi di reato di omicidio colposo e/o comunque, per qualunque ulteriore ipotesi di reato che dovesse essere ravvisata dall’Autorità giudiziaria procedente.
Per l’effetto, l’esponente anche nell’interesse dei propri figli minori chiede la punizione dei responsabili delle gravi condotte denunciate riservandosi di costituirsi parte civile nell’instaurando processo penale”.
In conclusione, questo è quanto ritiene sia accaduto la famiglia Salamone-Bello quel primo ottobre e che offre all’attenzione della magistratura agrigentina per le valutazioni del caso. Accuse, valutazioni che ovviamente impegneranno gli accusati a difendersi con le modalità che riterranno opportune, specie se venissero convocati dagli inquirenti nell’ambito di una indagine per omicidio colposo che pare ormai un atto dovuto, appunto per accertare eventuali responsabilità o negligenze, come ritenuto dalla famiglia sconvolta da questa immane tragedia.


