Agrigento non è mai teatro per sceneggiature banali. Il paradosso, il grottesco, a tratti il ridicolo sono la consuetudine al cospetto della quale però non si finisce mai di stupirsi. Accade in piazza Pirro Marconi, o Guglielmo a seconda dei punti di vista toponomastici. Accade che da alcuni anni il Comune abbia donato a una nota gioielleria della città la più bella aiuola del centro, quella che i turisti vedono per primi, quella che campeggia al centro della piazza antistante la stazione ferroviaria. Bene. Il personale chiamato abitualmente dal gioielliere a curare lo spazio verde di sua competenza svolge benissimo il proprio lavoro, nulla da dire. Non a caso questo luogo, non essendo gestito direttamente dal Comune, brilla di luce propria ogni giorno. Ieri mattina però a dare una mano – che ai più e parsa inutile – ci hanno pensato nientemeno che gli operatori ecologici dell’impresa che per conto del Comune si occupa della raccolta dei rifiuti e della cura del verde.

Lecito chiedersi, ma se questa aiuola è stata donata dal comune al gioielliere, perchè lo stesso comune offre il proprio servizio, invece di mandarlo a curare altri spazi decisamente meno curati e in stato di totale abbandono? Un favore al gioielliere? Conoscendo le dinamiche agrigentine anche in vista delle prossime elezioni amministrative non ci sarebbe da stupirsi di un simile scenario. Ma non poteva essere il gioielliere a effettuare questo intervento, con tanto di autoscala e cestello? Del resto basta vedere come in questi ultimi giorni l’amministrazione comunale che da 4 anni e mezzo lascia in totale abbandono tre quarti della città, abbia innestato la quarta in quanto a pulizia delle strade e cura del verde pubblico. Bene, benissimo, peccato che gli agrigentini non sono scemi e quanto subito in questi anni è ancora sotto gli occhi di tutti. La speranza è che le maestranze al servizio del Comune dunque, non vengano inviate dove già esiste il decoro e la pulizia, ma dove esiste l’abbandono e il degrado. Per non scrivere altre paradossali pagine di paradossi agrigentini, in salsa pre elettorale. 

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