In attesa che il perito del Tribunale dica la sua sulle cause del crollo, cresce l’apprensione per la stabilità dell’area interessata dal cedimento all’interno del cantiere per la ristrutturazione dell’ex ospedale di via Atenea, futura sede dell’Università di Agrigento. Il crollo avvenne lo scorso 15 maggio, con il collassamento di un grosso muro sul piazzale dell’edificio. Grazie a una fortunata coincidenza, non ci furono feriti, dato che gli operai impegnati nel cantiere erano andati via da poche ore e pioveva. A causa di quel disastro fu necessario sgomberare un’abitazione e due b&b. I residenti avevano lamentato nei mesi precedenti le loro perplessità sull’andamento dei lavori e sulle modalità di rifacimento dell’edificio. Nel luglio scorso il gip del tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, nel corso dell’incidente probatorio aveva conferito l’incarico all’ingegnere Fabio Neri, dell’università di Catania, di accertare le cause del crollo di un muro della struttura nell’ambito dell’inchiesta in cui sono indagate nove persone, fra le quali il rettore dell’università di Palermo, Massimo Midiri, oltre a tecnici e progettisti. Il perito, oltre a fare chiarezza su eventuali profili di – si legge negli atti della magistratura – “negligenza e imperizia da parte di soggetti intervenuti nella progettazione, esecuzione e direzione dei lavori”, dovrà indicare gli eventuali lavori urgenti da fare per scongiurare eventuali altri crolli.
Appuntamento dal giudice a fine novembre
Ed è stata fissata per il prossimo 26 novembre l’udienza nella quale riferirà in aula a tutte le parti. Fin qui l’aspetto tecnico giudiziario. L’area è tutt’ora sotto sequestro, ma le prossime precipitazioni piovose, attesa da mesi, potrebbero arrecare ulteriori scompensi nel delicato equilibrio statico dell’area teatro del crollo, rischiando di innescare nuovi smottamenti, con conseguenze ancor più disastrose. I residenti della zona sollecitano pertanto gli organi inquirenti a chiudere in fretta questa fase delle indagini, al fine di accelerare al massimo l’avvio di una corposa attività di consolidamento e, magari, la ripresa dei lavori per la ricostruzione di un fabbricato strategico per l’intera città dei templi. Da ricordare come ai piedi dell’area di cantiere sequestrata continuino a lavorare alcune attività commerciali, avendo avuto evidentemente garanzie sufficienti da parte degli organi competenti. Quando inizierà a piovere, forse, a qualcuno verrà qualche pensiero in più.



