Tensione in aula a Licata: il consigliere M5S Fabio Amato chiede chiarimenti sul caso Sitibondo e viene zittito dal presidente del consiglio. Fuori dall’aula, il collega Spiteri lo minaccia pesantemente. Clima da resa dei conti tra politica e inchieste.
Licata, minacce e censure in consiglio comunale: il consigliere Fabio Amato sotto attacco dopo aver chiesto chiarimenti sul caso Sitibondo. Il presidente gli toglie la parola, Spiteri lo minaccia
LICATA – Una seduta consiliare che si è trasformata in uno spettacolo vergognoso, tra censure, urla e minacce. È quanto accaduto ieri a Licata, durante la seduta del consiglio comunale, dove il consigliere del Movimento 5 Stelle Fabio Amato – già candidato sindaco – è stato prima zittito dal presidente del consiglio e poi minacciato verbalmente dal collega Spiteri, esponente della maggioranza.
Il casus belli? Una legittima richiesta di chiarimenti formulata da Amato all’amministrazione comunale in merito alla vicenda giudiziaria che coinvolge l’ex assessore e attuale consigliera Sitibondo, destinataria di un avviso di garanzia e dimessasi recentemente in seguito agli sviluppi dell’inchiesta nota come “mazzettopoli licatese”.
Il presidente blocca Amato: censura in aula
Durante il suo intervento, Amato è stato interrotto e privato della parola dal presidente del consiglio comunale, in un gesto che ha suscitato stupore e indignazione tra i presenti, soprattutto perché l’intervento del consigliere era finalizzato a ottenere informazioni su un tema di evidente rilevanza pubblica.
Un comportamento che, oltre a ledere il diritto di parola di un consigliere comunale, ha finito per alimentare un clima di tensione e impunità.
Minacce fuori dall’aula: “Non permetterti di nominare la Sitibondo”
Dopo l’interruzione in aula, il confronto tra Amato e Spiteri è degenerato fuori dal palazzo comunale, dove – secondo quanto riferito da più testimoni – Spiteri avrebbe urlato frasi minacciose nei confronti del collega, tra cui:
“Non permetterti mai più di nominare la Sitibondo!”,
accompagnate da esplicite minacce.
Fabio Amato ha annunciato l’intenzione di valutare una formale denuncia, ma il gesto in sé rappresenta un fatto politico gravissimo, soprattutto in una città in cui la democrazia consiliare è ormai ridotta al silenzio e all’intimidazione.
Una politica locale sempre più tossica
L’episodio avviene in un contesto segnato da dimissioni eccellenti, consiglieri sotto inchiesta, e un’intera amministrazione coinvolta o lambita da ombre giudiziarie. La stessa consigliera Sitibondo si è dimessa da assessore solo dopo la ricezione di un avviso di garanzia.
Spiteri, figura politicamente esposta e secondo diverse ricostruzioni vicina a più ambienti toccati dall’inchiesta, ha reagito come se volesse proteggere non solo un nome, ma un intero sistema.
L’opposizione si organizza, ma la maggioranza resta in silenzio
Secondo fonti interne, i gruppi di opposizione starebbero valutando una mozione formale di censura nei confronti di Spiteri, mentre nessuna presa di posizione è giunta al momento dalla maggioranza o dalla presidenza del consiglio.
Un atteggiamento che alimenta il sospetto che la politica locale preferisca coprire, minimizzare o far finta di nulla, pur di mantenere il fragile equilibrio su cui si regge l’amministrazione.
Report Sicilia continuerà a seguire da vicino l’evoluzione della vicenda. Licata merita un consiglio comunale dove prevalga la legalità, non l’arroganza e la minaccia.

