Affidamento diretto per lavori da oltre 113 mila euro a Licata all’impresa del cognato dell’ex assessore ai Beni Culturali Salvo D’Addeo, dimessosi pochi giorni prima che finisse sotto inchiesta il dirigente Alesci.
A Licata, ancora una volta, la linea sottile tra politica e affari si fa sfocata. Un appalto da 113.000 euro per la realizzazione di un “Atelier multimediale della conoscenza” all’interno dell’ex Convento del Carmine è stato affidato direttamente, tramite procedura MEPA, all’impresa CORIDE snc di Florio Angelo & C.. Il nome potrebbe non dire molto, se non fosse che Angelo Florio è il cognato dell’ex assessore ai Beni Culturali Salvo D’Addeo, dimessosi misteriosamente pochi giorni prima dell’esplosione dello scandalo giudiziario che ha travolto il Comune e portato all’arresto del super-dirigente Sebastiano Alesci, firmatario dell’atto di affidamento.
Il provvedimento, contenuto nella determina dirigenziale n. 939 del 19 dicembre 2024 939del19.12.2024, dettaglia l’affidamento diretto – previsto dall’art. 50 del nuovo Codice dei Contratti – per i lavori di ristrutturazione e allestimento del nuovo polo culturale. L’importo complessivo del contratto, 113.530 euro oltre IVA, fa parte di un progetto finanziato dal GAL Sicilia Centro Meridionale per un totale di 199.575 euro, interamente coperto da fondi pubblici.
La modalità di affidamento non prevede, come consentito dalla norma per lavori sotto soglia, alcuna gara pubblica: si è proceduto con trattativa diretta sul MEPA, senza consultazione di altri operatori economici. Il ribasso offerto è stato risibile: solo lo 0,1%, in pratica poco più di 74 euro su oltre 74.000 euro di base d’asta. È bastato questo per aggiudicarsi l’appalto.
Ciò che alimenta le polemiche non è solo il legame familiare tra l’imprenditore aggiudicatario e l’ex assessore D’Addeo, ma il contesto più ampio in cui tutto questo è avvenuto. Pochi mesi dopo l’affidamento, infatti, è stato arrestato Sebastiano Alesci, il super-dirigente a cui erano state attribuite le funzioni apicali del settore tecnico. È stato lui a firmare la determina, ed è lo stesso il cui nome è ricorrente nelle più recenti inchieste su appalti pilotati e gestione opaca delle opere pubbliche.
Oggi la città è in pieno dissesto finanziario, ma l’amministrazione è ancora in carica nonostante le gravi difficoltà e le indagini in corso e le vecchie logiche sembrano resistere. A nulla vale, in calce alla determina, la dicitura secondo cui “non sussistono situazioni di conflitto d’interesse”: la parentela tra l’ex assessore e il titolare dell’impresa, unita al tempismo delle dimissioni e alla fragilità della procedura, pone più di un interrogativo.
Il caso CORIDE diventa così un nuovo tassello da aggiungere al mosaico di opacità amministrative su cui si sta cercando, in ritardo, di fare luce. Intanto, mentre le autorità indagano, i lavori al convento del Carmine vanno avanti – a caro prezzo, e in silenzio.