Sarebbe servita una seconda basilica dell’Immacolata per contenere la folla di agrigentini recatisi poco fa ai funerali di Marco Chiaramonti. Per porgere l’ultimo commosso saluto al maestro di tennis, scomparso tragicamente la sera del 20 settembre scorso, a seguito di un incidente stradale lungo l’accidentato viale Emporium della città dei Templi. In attesa che gli inquirenti chiariscano le cause dello schianto di Marco contro il tronco di un albero tagliato anni fa, con una buca “sospetta” sul manto stradale, la gente ha manifestato con tutta la chiarezza del caso l’amore che nutriva per questo padre di famiglia, lascia una bambina di 9 anni e la moglie Paola, oltre alla madre Virginia, alla quale dieci anni fa il destino tolse l’altro figlio Gabriele, anch’esso scomparso dopo un incidente stradale. A officiare le esequie è stato il vice parroco della basilica dell’Immacolata, don Giuseppe Lentini la cui omelia si è caratterizzata per l’estrema sobrietà. Del resto, la sobrietà ha caratterizzato il rito funebre fin dalle prime battute, con le centinaia di persone accorse nella chiesa chiuse in un irreale silenzio. Raramente si “ascolta” un simile silenzio in un luogo pubblico, gremito da tanta gente. Non un sospiro più lungo, solo tanta commozione e raccoglimento.
Dal silenzio in chiesa, al tripudio di applausi fuori
Al termine della messa, la vedova di Marco ha preso la parola con le ultime forze rimastele, raccontando in una lettera di tre pagine quanto grande fosse l’amore tra i due ragazzi, sposatisi il 17 settembre del 2o13. Già, tre giorni prima della tragedia, Marco e Paola avevano celebrato il loro dodicesimo anniversario di matrimonio, nobilitato dalla nascita e dalla crescita di una bellissima figlia. Alle parole della moglie di Chiaramonti in pochi hanno saputo trattenere le lacrime. All’uscita del feretro una muraglia umana raggruppatasi nella piazzetta antistante la basilica, fino a invadere quasi la via Atenea (aperta al transito dei veicoli alla faccia del lutto cittadini disposto dal sindaco) ha fatto da cornice alla conclusione di un pomeriggio che in pochi dimenticheranno. Una struggente canzone di Cesare Cremonini ha accompagnato come sottofondo l’ultimo saluto dei tanti amici accorsi per dare un bacio o una carezza alla bara, per poi tributare un grande applauso al compianto Marco. Nota a margine: nessun esponente dell’amministrazione comunale e/o politico di altro livello ha preso parte alle esequie. Unico esponente istituzionale presente, seduto tra i banchi della basilica, era Giovanni Civiltà, presidente del Consiglio Comunale, il quale pare fosse particolarmente amico di Marco. Una persona che certamente mancherà nel tessuto sociale di Agrigento, con la certezza che la moglie, la figlia e le centinaia di amici sapranno tramandarne l’esempio positivo e il ricordo indelebile.



