L’ex consigliere Malluzzo denuncia: il rendiconto 2023 bocciato dai Revisori è stato comunque approvato dal Consiglio. Report Sicilia analizza i rilievi tecnici.
Nota stampa di Salvatore Malluzzo – Riflessioni post-Ferragosto
«Il Collegio dei Revisori dei Conti, con verbale n. 11 del 20 marzo 2025 RelazioneCollegioRevisoriPalmaRendiconto2023propostaC-signed-signed_1__signed-1, ha espresso un parere chiaro e inequivocabile: il rendiconto 2023 del Comune di Palma di Montechiaro non può essere approvato.
Nonostante ciò, il 12 giugno scorso, il Consiglio comunale ha votato a favore, ignorando una relazione che avrebbe dovuto far scattare l’allarme rosso dlc_00015_12-06-2025.
Siamo davanti a una delle pagine più gravi della nostra storia amministrativa: quando i numeri non tornano, quando i principi contabili non sono rispettati, quando il disavanzo supera i 4,6 milioni di euro, allora non si tratta più di cavilli tecnici, ma di una questione di sopravvivenza finanziaria e di responsabilità verso i cittadini.
Il messaggio dei Revisori era chiaro: senza il rispetto delle regole contabili non si possono autorizzare nuove spese, se non quelle obbligatorie.
La domanda che mi pongo è semplice: i consiglieri erano davvero consapevoli della portata del loro voto? E il Segretario generale Pietro Amorosia, presente in aula, ha reso edotti i presenti delle conseguenze di approvare un rendiconto su cui pendeva un parere così severo?
Oggi Palma di Montechiaro rischia di trovarsi schiacciata da un disavanzo che potrebbe paralizzare l’azione amministrativa.
Quella del 12 giugno 2025 rischia di restare come una data simbolo del fallimento della politica locale, capace di ignorare persino i richiami più severi dei Revisori dei Conti».
L’approfondimento tecnico di Report Sicilia
Dalla relazione dei Revisori emergono passaggi che fanno tremare i polsi.
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Paragrafo 9.2.28 – Disavanzo non ripianato:
«Il disavanzo di amministrazione di un esercizio non applicato al bilancio e non ripianato a causa della tardiva approvazione del rendiconto è assimilabile al disavanzo non ripianato (…) ed è ripianato applicandolo per l’intero importo all’esercizio in corso di gestione».
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Diffida alla spesa:
«Si diffida l’Ente, nelle more di tali attività, ad attuare qualsivoglia operazione di spesa, ad eccezione delle spese obbligatorie previste dalla legge, quelle già contrattualizzate, quelle finanziate da entrate a destinazione specifica ed i debiti fuori bilancio».
Tra le criticità più gravi evidenziate:
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sottostima del Fondo crediti di dubbia esigibilità, con un buco potenziale oltre i 10 milioni di euro;
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Fondo contenzioso insufficiente, servirebbero almeno 1,5 milioni di euro in più;
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debiti fuori bilancio già rilevati per 141.000 euro, ma non accantonati a bilancio;
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residui attivi e passivi vetusti, mantenuti senza motivazioni giuridiche chiare;
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anticipazioni di tesoreria usate in modo strutturale e mai reintegrate.
Il dato finale è allarmante: un disavanzo di amministrazione superiore a 4,6 milioni di euro, che dovrebbe essere ripianato immediatamente e integralmente, pena il collasso della tenuta finanziaria dell’Ente.

