Di Rosa: “Sarò in piazza, senza simboli. Le mie battaglie sono servite”
AGRIGENTO – 20 maggio 2025
In un momento delicatissimo per Agrigento, mentre la Procura indaga su una rete di corruzione e appalti pilotati all’interno di AICA e del sistema degli affidamenti pubblici, Giuseppe Di Rosa prende la parola non per rivendicare, ma per riconoscere.
Riconosce che il lavoro di denuncia, documentazione e opposizione civile condotto in solitudine per anni, oggi comincia a fare scuola.
E annuncia:
“Sarò presente alla manifestazione pubblica, ma lo farò in silenzio e senza vessilli. Perché ciò che conta non è chi l’ha detto prima, ma che finalmente le cose si dicano.”
Un’opposizione lunga anni, oggi al centro del dibattito pubblico
Chi conosce la storia di Agrigento sa bene che molte delle questioni oggi oggetto di indignazione pubblica e petizioni, sono state sollevate e denunciate da Giuseppe Di Rosa ben prima che le inchieste esplodessero.
Conferenze stampa, atti protocollati, segnalazioni alle autorità, PEC inviate e mai riscontrate: un lavoro quotidiano, lontano dai riflettori e dalle passerelle, ma spesso osteggiato o ignorato da chi oggi si riscopre paladino della legalità.
“Oggi raccolgo un risultato: la città si muove. Ed è quello che volevo.”
“Non mi interessa il primato del ‘chi l’ha detto prima’. Ciò che conta è che finalmente i cittadini si svegliano, si indignano, si informano. Se il mio sacrificio, la mia esposizione, le mie denunce hanno contribuito anche in minima parte a questo risveglio, allora è valsa la pena.”
Con queste parole, Di Rosa prende atto che il tempo delle divisioni è finito, almeno su ciò che riguarda la tutela dei beni pubblici, la trasparenza e la legalità amministrativa.
Le battaglie che oggi fanno scuola
Nel suo silenzio consapevole, Di Rosa porterà con sé il peso (e il valore) delle battaglie che ha combattuto quando tutti tacevano:
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La denuncia sugli appalti AICA e la rete idrica, oggi al centro delle indagini: Di Rosa ha segnalato anomalie e accessi negati ben prima che la magistratura intervenisse.
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Il caso delle fonti idriche abbandonate, come Porta Panitteri e Acqua Amara, mentre Agrigento restava senz’acqua: un dossier ignorato per mesi.
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Lo scandalo dei SUV comunali, comprati con fondi sociali e mai utilizzati per il trasporto disabili.
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L’opposizione alla demolizione della Villa del Sole, simbolo di un’amministrazione che anteponeva il cemento al paesaggio.
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Le critiche puntuali sulla gestione di Agrigento Capitale della Cultura 2025, oggi sempre più al centro del dibattito cittadino, tra eventi flop e spese mai chiarite.
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La difesa dei servizi per i disabili, con la denuncia del taglio al servizio ASACOM e la partecipazione accanto alle famiglie nelle piazze.
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La lotta contro il degrado dei cimiteri comunali, documentato e denunciato con foto e atti ufficiali.
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La contestazione alla privatizzazione delle strisce blu e la svendita dei parcheggi comunali, con particolare attenzione al parcheggio interrato di Piazzale Rosselli, ancora chiuso nonostante anni di segnalazioni.
Chi c’era prima, chi c’è adesso. E chi resta.
Di Rosa sottolinea una distinzione importante:
“Alcune realtà, come Mareamico, Legambiente Agrigento, Italia Viva e Agrigento Punto e a Capo, sono sempre state accanto a queste battaglie. Hanno collaborato, manifestato, condiviso rischi. Con loro non c’è nulla da chiarire. Il loro impegno è reale e coerente.”
Diverso è il discorso per chi oggi si accoda a iniziative che per anni ha ignorato, se non addirittura osteggiato.
Conclusione: in silenzio, ma con la storia in tasca
Giuseppe Di Rosa non salirà sul palco, non si metterà davanti alle telecamere, ma sarà in piazza.
Senza sigle, senza slogan, solo con la consapevolezza di chi ha contribuito, giorno dopo giorno, a piantare i semi del cambiamento.
“Questa battaglia non è mai stata mia. È della città. Ed è giusto che sia la città a vincerla.”








