Sapevano di essere intercettati, o quanto meno, lo sospettavano. Tanto da comunicare attraverso chatt social o “ribattezzando” parole “scottanti”. Basti pensare che il denaro al centro delle presunte mazzette era stato camuffato in “giubbotto”. Questo è uno dei tanti aspetti che emergono dall’ordinanza di 60 pagine, redatta in una calda domenica pomeriggio di lavoro dalla Gip del Tribunale di Agrigento Giuseppa Zampino, con la quale non convalidava gli arresti eseguiti la sera del 14 maggio dalla Squadra mobile, disponendo altresì misure cautelari per quattro indagati. Ricordiamole: domiciliari per gli imprenditori Dino Caramazza e Luigi Sutera Sardo, assistito dall’avvocato Maria Alba Nicotra; obbligo di dimora per Carmela Moscato e Federica Caramazza, assistiti dall’avvocato Giuseppe Barba. Per la procura di Agrigento tutti – insieme ai pubblici ufficiali Maurizio Giuseppe Falzone (indagato a piede libero), dirigente del settore affari pubblico del Libero Consorzio di Trapani, e l’architetto Sebastiano Alesci, arrestato ma tornato in libertà nelle scorse ore – sarebbero i protagonisti dell’appalto (si ritiene pilotato) per i lavori della strada provinciale 19. E proprio due tra i protagonisti di questa vicenda sono stati “immortalati” in una tipica scena da film. Stamattina a snocciolare per primi questo episodio è stato Grandangolo. Secondo quanto registrato dagli inquirenti, l’imprenditore Caramazza incontrò lo scorso 12 aprile il dirigente del Comune di Licata Sebastiano Alesci (arrestato e scarcerato in una notte dal Gip di Gela Salvatore Vella) nella piazzola di sosta adiacente la Rotonda Giunone.
Quel posto di blocco non ci voleva proprio …
Sul posto ben mimetizzati, c’erano poliziotti della Squadra mobile, testimoni della consegna di una busta gialla da parte del primo verso Alesci il quale prosegue il proprio percorso in auto, fino alla paletta di altri poliziotti espostagli in un posto di blocco all’ingresso di Porto Empedocle, vicino l’ex Italcementi. Alesci non si fermò, venne inseguito, fermato e sottoposto a perquisizione. Nel bagagliaio della propria Porsche (mica una Panda) fu trovata la stessa busta gialla consegnata pochi minuti prima alla Rotonda Giunone. Dentro c’erano 35 mila euro in contanti, ben nascosti sotto un parasole nel bagagliaio, in mazzette da 10 mila euro ciascuna e una di 5 mila euro composta da banconote in tagli da 50 euro. Alesci cercò di giustificare quel denaro come destinato alla gestione di un’azienda agricola. Per la procura di Agrigento, invece, quella sarebbe una parte della tangente di 135mila euro destinata al dirigente del Libero Consorzio di Trapani nonché presidente della Commissione giudicatrice della gara d’appalto. Retroscena di una indagine sulla quale a fare rumore è il silenzio della quasi totalità del mondo politico istituzionale, pavido nel ringraziare l’operato di Procura e Polizia di Stato, al punto di fare finta che nulla stia accadendo, in primis, intorno ad Aica nella cui sede un intero piano è sotto sequestro, nell’ambito degli accertamenti in corso.

