Melilli, il concorso “truccato” della Polizia Locale finisce sotto inchiesta: tra intercettazioni, favori e legami politici nel gruppo “Popolari e Autonomisti”
MELILLI (SR) – Agrigento – Brogli, raccomandazioni, orali-bis per 35 candidati già bocciati e una graduatoria in odore di trucchetto. Il concorso per l’assunzione di agenti di Polizia Locale nel Comune di Melilli è oggi sotto la lente della magistratura, con esposti, intercettazioni e accuse che toccano i vertici dell’amministrazione comunale guidata da Giuseppe Carta, deputato regionale e sindaco, esponente di punta del gruppo parlamentare regionale “Popolari e Autonomisti”.
Un gruppo politico che, guarda caso, è lo stesso in cui milita Roberto Di Mauro, nome noto alle cronache giudiziarie, e che sostiene anche l’amministrazione Miccichè ad Agrigento, già scossa da arresti e scandali giudiziari che disegnano una rete opaca tra potere politico e tecnocrazia.
Orali-bis e “pizzini”: lo scandalo di Melilli
Le rivelazioni delle testate SiracusaOggi e La Civetta di Minerva parlano chiaro: il sindaco Carta, l’assessore Muddica e un imprenditore locale discutevano, intercettati, dei “pizzini” con i nomi da favorire. La commissione d’esame si è trovata a dover ripetere l’orale per ben 35 candidati, in una manovra definita “ridicola” da chi ha superato correttamente tutte le prove. Secondo Libertà Sicilia, candidati “idonei” sarebbero stati promossi senza averne diritto.
Graduatoria nel caos, e Agrigento… ci attinge
Il paradosso si consuma ad Agrigento, dove – come documentato da Report Sicilia – l’amministrazione Miccichè ha deciso di attingere proprio da quella stessa graduatoria oggetto di denunce e indagini giudiziarie. Un gesto sconcertante, se si considera che il concorso è tra i più “chiacchierati” dell’intero panorama siciliano, con brogli denunciati da stampa e cittadini, e una ripetizione degli orali mai vista prima.
Nonostante ciò, il Comune di Agrigento – retto da un’amministrazione appartenente allo stesso gruppo politico di Melilli – ha deliberato le assunzioni senza battere ciglio, ignorando del tutto il clamore e i procedimenti in corso. Il tutto mentre molti agenti restano ancora oggi utilizzati in mansioni non istituzionali, in barba alla legge e al buon senso.
Un gruppo politico, due città, stessi problemi
Il gruppo politico dei “Popolari e Autonomisti” è ormai al centro di un sistema che mostra le stesse falle a chilometri di distanza. Da un lato Giuseppe Carta a Melilli, oggi nel mirino della magistratura; dall’altro il sindaco Francesco Miccichè ad Agrigento, già coinvolto indirettamente in indagini che hanno portato all’arresto del suo capo di gabinetto e di due tecnici del PRG, entrambi finiti in carcere per mafia e per collegamenti diretti con la cosca dei Santapaola-Ercolano di Catania.
Due città diverse, ma lo stesso marchio politico, gli stessi sospetti e gli stessi silenzi.
Conclusione: trasparenza negata, cittadini traditi
Chi dovrebbe garantire trasparenza, legalità e meritocrazia, preferisce restare in silenzio. Nessuna sospensione cautelare, nessun accertamento sulle graduatorie usate, nessuna autocritica. Tutto prosegue come se nulla fosse.
Il caso Melilli-Agrigento è l’emblema di un sistema che va smantellato pezzo per pezzo. Un sistema fatto di gruppi politici che si proteggono tra loro, amministrazioni che si coprono a vicenda e cittadini che pagano il prezzo più alto: quello della fiducia tradita.