Dalle proteste social, dalle riflessioni tecniche e ambientali ai fatti. Il movimento Mare Nostrum ha istituito una petizione popolare attraverso Facebook sulla delicata e opaca situazione del costruendo dissalatore di Porto Empedocle. L’istallazione di un dissalatore mobile, definito provvisorio (fase 1), ad opera di Siciliacque, ma all’interno di un terreno demaniale in concessione ad Enel, in prossimità della spiaggia di Marinella di Porto Empedocle; una delle poche spiagge libere a confine con il centro storico e la parte turistica del bacino portuale della cittadina marinara e, solo successivamente (fase 2), l’istallazione di dissalatore definitivo dove già esistevano tali impianto in zona industriale ex ASI). Scrivono dal movimento: “Alla luce degli strumenti di programmazione urbanistica ed economica esistente, considerato che, comunque, per far fronte all’emergenza idrica che si teme possa verificarsi nella prossima stagione estiva, il ripristino di impianto di dissalazione di acqua marina per usi potabili, già esistente sul territorio empedoclino dal 1990, in zona industriale ex ASI, possa costituire una delle soluzioni emergenziali da adottare nel breve e medio termine; ritenendo però, al contempo, che le potenzialità economiche del litorale empedoclino dal punto di vista turistico rischiano di essere compromesse da tale istallazione, definita provvisoria, se questa dovesse protrarsi nel tempo in prossimità della spiaggia di Marinella”, si chiede la convocazione di un Consiglio Comunale straordinario e urgente.
Indispensabile fare chiarezza
Un’assemblea pubblica alla presenza del Prefetto di Agrigento, del Commissario Nazionale per l’emergenza idrica Nicola Dell’ Acqua; del responsabile dell’ Autorità Portuale di Sistema della Sicilia occidentale e del responsabile regionale di Siciliacque, per chiedere i chiarimenti e le rassicurazioni sui punti appresso riportati: 1) Perché non istallare il dissalatore, definito provvisorio (fase 1), sin da subito nell’area pubblica industriale ex ASI dove già esistono tute le opere murarie e le tubazioni di proprietà della Regione Siciliana ? 2) Perché si è scelto un sito in concessione a privati nel breve e medio termine e quali saranno le implicazioni per la città in termini di compromissioni delle matrici ambientali, di costi per l’utenza e di vincoli nel lungo termine circa il mantenimento di questo ulteriore insediamento industriale in area invece vocata al turismo? 3) Garanzie precise circa i tempi e i percorsi relativi alla fase 2 con specifico riferimento allo spostamento in zona ex ASI dell’impianto definitivo di dissalazione, dove già esistono opere di proprietà della Regione Siciliana realizzate per tale finalità; 4) Certezza circa la effettiva disponibilità delle somme per finanziare la fase 2; 5) certezze e tempi certi sulla procedura di dismissione e recupero ambientale delle opere realizzate durante l’eventuale fase 1 nell’area ENEL; 6) Ripristino della porzione di spiaggia pubblica occupata nella fase 1 alla originaria destinazione d’uso (parcheggio anche per i bagnanti che frequentano la spiaggetta e/o altri utenti). Vedremo che risposta darà la popolazione.