Disagi questa mattina all’interno del museo archeologico Griffo, nel cuore della Valle dei Templi di Agrigento. Non tanto per coloro i quali hanno ammirato le straordinarie testimonianze dell’antica Akragas, custodite dalla maestosa struttura museale. Quanto perchè questi stessi visitatori non hanno potuto fruire nientemeno che dei gabinetti. Quasi in omaggio alla città che “ospita” il museo, da sempre in emergenza idrica, questa mattina i servizi igienici erano privi di acqua da scaricare nei water e per assolvere alle altre minime esigenze igienico sanitarie. Del resto nella capitale italiana della sete non poteva essere altrimenti. Vedere però, tra gli altri visitatori, una folta comitiva di americani dover “lottare” con le proprie vesciche e correre letteralmente ai ripari nel primo gabinetto fruibile (in un noto bar della zona) lascia davvero con parecchio amaro in bocca. Ci si chiede a cosa serva mantenere un museo in condizioni così straordinarie dal punto di vista dell’offerta culturale e archeologica, se poi si tengono i cessi senz’acqua? Una domanda che ad Agrigento si può purtroppo estendere ad altri ambiti, basti ricordare come nell’anno da Capitale italiana della cultura solo da alcuni giorni sono fruibili i gabinetti pubblici di piazzale Rosselli (nuovi ma consegnati solo adesso) e quelli della villa Bonfiglio, ripristinati anch’essi da pochi giorni. Meno male che ci sono i bar dunque, a meno che anche questi non vedano esaurire le risorse idriche, dovendo addirittura chiudere. Pazienza, la comitiva americana potrà un giorno raccontare di avere visto tante meraviglie dell’antica Akragas, senza poter assolvere alle proprie esigenze fisiologiche rimanendo nel museo privo di acqua. Anche questa è “cultura”, la cultura della sofferenza, alla quale gli agrigentini sono ormai assuefatti.

