A Naro si differenzia ma non si guadagna: nel 2024 zero introiti da vetro e plastica, solo 22.924 € dalla carta. Un sistema che penalizza i cittadini.
A Naro, in provincia di Agrigento, la raccolta differenziata è realtà da anni e i cittadini rispettano le regole separando carta, plastica, vetro e organico. Eppure, paradosso dei paradossi, il Comune non riesce a incassare quasi nulla dalla vendita del “prodotto” della differenziata.
Secondo i dati ufficiali comunicati dal sindaco Milco Dalacchi e confermati dagli uffici competenti, la percentuale di raccolta differenziata per l’anno 2024 si attesta al 54,18%. Una cifra discreta, che colloca Naro oltre la soglia minima di legge. Tuttavia, dal punto di vista economico, i benefici sono praticamente inesistenti.
Dalla risposta all’interrogazione del consigliere comunale Roberto Barberi, emerge chiaramente che:
Carta e cartone: nel 2024 sono stati conferiti regolarmente e hanno fruttato al Comune 22.924,94 euro.
Vetro e plastica: non hanno prodotto alcun guadagno, poiché i consorzi di filiera non hanno riconosciuto somme al Comune.
In altre parole, solo la carta porta un ritorno economico, mentre vetro e plastica – pur raccolti con impegno dai cittadini – non generano entrate.
Il documento spiega che l’Amministrazione comunale sta valutando una proroga tecnica del servizio attuale e possibili scelte “migliorative” per abbassare i costi. Tuttavia, resta irrisolto un punto cruciale: se il Comune avesse attivato tutte le convenzioni e gli accordi previsti, avrebbe potuto ottenere introiti che, oltre a garantire risorse aggiuntive, avrebbero permesso una possibile riduzione della TARI.
“La gestione attuale non produce vantaggi economici per i cittadini – si legge nella risposta – mentre con un sistema diverso sarebbero stati possibili risparmi concreti”.
Il risultato è un paradosso evidente: a Naro si differenzia, ma non si differenzia davvero. I cittadini fanno la loro parte separando i rifiuti, ma la filiera non restituisce alcun beneficio alla comunità.
Un sistema che, così com’è, rischia di trasformare la raccolta differenziata in un sacrificio inutile, se non si riesce a trasformare l’impegno civico in vantaggio economico per le casse comunali e per le famiglie.