Il Comune di Agrigento, guidato dal Sindaco Francesco Miccichè, ha recentemente emanato un’ordinanza Ordinanza+Sindacale+divieto+vendita+gadget-signed che vieta la vendita di oggetti, souvenir e gadget che inneggiano alla mafia o alla criminalità organizzata. Sebbene la misura possa sembrare lodevole e necessaria per combattere la cultura dell’illegalità, l’ordinanza in questione, registrata con il numero 68 del 20 agosto 2024, appare sorprendentemente priva di elementi essenziali che ne garantiscano l’efficacia e la credibilità.
La prima e più evidente lacuna è l’assenza di qualsiasi menzione riguardante le sanzioni. Nonostante si parli di un divieto di vendita, non viene specificato quali pene pecuniarie o amministrative saranno applicate a chi viola questa disposizione. In un contesto normativo serio e rigoroso, le sanzioni rappresentano un elemento fondamentale per assicurare il rispetto delle regole. Senza una chiara indicazione delle conseguenze per i trasgressori, l’ordinanza rischia di rimanere una mera dichiarazione di intenti, priva di reale impatto.
Questa mancanza solleva dubbi sulla natura stessa del provvedimento: si tratta di un vero impegno per la legalità o di un’operazione di facciata? Un’iniziativa che, in mancanza di concretezza, potrebbe sembrare più una strategia di visibilità per il Sindaco piuttosto che un’effettiva azione contro la glorificazione della mafia.
Inoltre, l’ordinanza delega al Corpo di Polizia Municipale la responsabilità di far rispettare il divieto. Tuttavia, viene da chiedersi: se il Sindaco è realmente impegnato nella lotta per la legalità, perché non richiede un intervento più incisivo da parte delle autorità locali in altre aree critiche della città? Un esempio emblematico è il cantiere della “Villa del Sole,” una costruzione abusiva su un’area sottoposta a vincoli di inedificabilità assoluta, per di più realizzata con fondi pubblici. Nonostante le chiare violazioni, sembra che il cantiere non sia stato oggetto delle stesse attenzioni riservate alla vendita di gadget mafiosi.
Questo apparente doppio standard solleva ulteriori interrogativi sulla coerenza e sulla sincerità dell’impegno dell’amministrazione comunale. È difficile non notare una contraddizione tra l’enfasi posta sulla legalità in un contesto simbolico, come quello della lotta alla cultura mafiosa, e l’apparente disinteresse per situazioni di illegalità concreta e tangibile come quella della “Villa del Sole.”
In conclusione, sebbene l’ordinanza antimafia del Comune di Agrigento possa sembrare a prima vista un passo nella giusta direzione, la mancanza di sanzioni concrete e l’assenza di azioni coerenti in altri contesti cruciali rendono il provvedimento un’iniziativa incompleta e potenzialmente poco efficace. Per un’amministrazione che si dichiara fermamente schierata dalla parte della legalità, ci si aspetterebbe maggiore rigore, sia nel definire le conseguenze delle proprie ordinanze, sia nell’affrontare con determinazione tutte le situazioni di illegalità presenti sul territorio comunale.