Un Otello contemporaneo diretto e interpretato da Giorgio Pasotti, con drammaturgia di Dacia Maraini e scenografie specchiate. In tournée nei principali teatri d’Italia. Nel cast anche Salvatore Rancatore, volto siciliano e voce critica della scena.
È uno Shakespeare essenziale, potente e politico quello che sta attraversando l’Italia con la nuova produzione di Otello, diretta da Giorgio Pasotti — che interpreta anche un Iago gelido e insinuante — su drammaturgia firmata da Dacia Maraini e adattamento scenico di Antonio Prisco.
Il progetto nasce come spettacolo itinerante, simbolicamente legato alle Capitali Italiane della Cultura: Pesaro 2024, Agrigento 2025 e L’Aquila 2026, città che attraverso il teatro ritrovano un’identità collettiva e un’occasione di riflessione. Lo spettacolo è prodotto da Teatro Stabile d’Abruzzo, Marche Teatro, Stefano Francioni Produzioni e Francesco Bellomo Virginy L’Isola Trovata, in collaborazione con il Teatro Maria Caniglia.
Un Otello contemporaneo, specchio del nostro tempo
Il cuore pulsante della messinscena è un linguaggio scenico che unisce rigore e innovazione: superfici specchiate, musiche evocative (firmate da Patrizio Maria D’Artista), immagini curate da Thierry Lechanteur e costumi di Sabrina Beretta costruiscono un mondo sospeso, capace di rispecchiare il dramma umano e sociale che si consuma sul palco.
Nel ruolo di Otello, Giacomo Giorgio si libera dei cliché eroici e restituisce un uomo fragile, vulnerabile, preda del dubbio. Al suo fianco, una intensa Claudia Tosoni incarna una Desdemona lucida, autonoma, che diventa simbolo della donna punita per la sua libertà. Il risultato è una lettura teatrale che affronta il femminicidio non come eccezione, ma come sintomo sistemico di una cultura patriarcale.
“Il male non è astratto: nasce dalla manipolazione del linguaggio, dalla paura della libertà altrui. Otello è un grido contro l’indifferenza e il dominio”, scrivono i promotori.
Un agrigentino in scena: la voce del Doge
A interpretare il Doge, figura insieme ironica e inquietante, è Salvatore Rancatore, attore agrigentino che nel suo ruolo rompe la quarta parete, osserva, commenta e smonta l’inerzia dello sguardo. La sua presenza è un ponte simbolico tra l’opera e il territorio, tra la Sicilia reale e quella metaforica del potere, del silenzio e della violenza normalizzata.
La tournée
Dopo aver incantato il pubblico nei luoghi monumentali come il Teatro Romano di Verona e la Scalinata di San Bernardino all’Aquila, Otello sarà rappresentato nei prossimi mesi nei principali teatri italiani: Genova, Torino, Trieste, Ancona, Bologna, L’Aquila, Forlì, solo per citarne alcuni.
Le foto di scena firmate da Chiara Calabrò restituiscono tutta la forza visuale e drammatica dell’allestimento, tra riflessi inquietanti, pose scultoree e un gioco costante tra presenza e ombra, corpo e parola.
Otello non è solo uno spettacolo: è un atto civile, una chiamata alla consapevolezza, un teatro che non consola ma interroga. E da Agrigento — capitale della cultura e dei paradossi — arriva anche una voce, quella di Rancatore, a ricordarci che non basta raccontare il potere. Bisogna metterlo in discussione.