Illuminazione “a norma di selfie”: Palazzo di Città brilla, ma senza autorizzazioni
Mentre Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025 continua a vivere più di immagine che di sostanza, nelle ultime ore il sindaco ha annunciato con enfasi una nuova illuminazione a LED del prospetto di Palazzo di Città, grazie – si legge nella nota stampa – a una “sponsorizzazione tecnica” della Strano S.p.A..
Un’iniziativa che, sulla carta, sembrerebbe perfetta: nuova luce, alta efficienza energetica, gesto gratuito, e un ringraziamento ufficiale ai fratelli Dario, Roberto e Giorgio Strano per la generosità. Peccato però che, a mancare, siano proprio le basi legittime su cui dovrebbe poggiare qualsiasi intervento pubblico su un edificio storico.
Nessun atto di autorizzazione alla sponsorizzazione
Secondo quanto appurato da Report Sicilia, non risulta alcun atto ufficiale da parte del Comune che autorizzi questa sponsorizzazione. Nessuna determina, nessun contratto, nessuna delibera. E se così fosse, ci troveremmo di fronte a un intervento realizzato senza copertura amministrativa, che di fatto non rispetta il Codice dei contratti pubblici né le procedure minime di trasparenza.
Inoltre, trattandosi di un edificio sottoposto a vincolo architettonico e storico, qualunque modifica o intervento – anche solo di tipo impiantistico – deve essere autorizzato dalla Soprintendenza ai Beni Culturali, autorizzazione che, a oggi, non risulta né pubblicata né citata dal Comune stesso.
Agrigento al buio, ma si illumina solo il Comune
Fa riflettere il contrasto con quanto segnalato solo poche ore prima dal nostro giornale: Agrigento è al buio, da settimane interi quartieri vivono senza illuminazione pubblica, tra strade pericolose e disagi costanti per i cittadini. E mentre la città brancola letteralmente nell’oscurità, l’unico intervento realizzato con puntualità riguarda proprio la facciata del palazzo comunale, immortalata e celebrata per un post social.
Una luce che abbaglia, ma non convince
L’arch. Silvia Saitta (Strano S.p.A.), insieme all’arch. Diletta Angelone e alla Impresa Ita soc. coop, ha firmato la realizzazione dell’impianto. Ma anche qui, resta da capire su quale base sia stato possibile intervenire, chi ha autorizzato l’accesso e chi ha accettato la donazione, dal momento che qualsiasi bene o servizio gratuito da parte di un privato alla Pubblica Amministrazione deve essere formalmente accettato con appositi atti.
In assenza di tutto questo, il rischio è di trovarsi di fronte a un intervento tecnicamente apprezzabile ma amministrativamente irregolare, che espone il Comune a possibili contestazioni – e, nei casi più gravi, anche a rilievi da parte della Corte dei Conti.
Una Capitale della Cultura non si misura solo a luminarie. Servono trasparenza, legalità e rispetto per le regole. Se davvero si vuole costruire un futuro più smart ed efficiente, bisogna cominciare dalla base: la correttezza degli atti e la luce della verità.
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