Dalla Svizzera alla Sicilia, la storia di Pascal, l’emigrante che ogni estate torna alla Scala dei Turchi con centinaia di libri per donarli ai visitatori. Un gesto d’amore che unisce memoria, cultura e paesaggio.

Scala dei Turchi (Realmonte, AG) – C’è una leggenda che ogni estate prende forma sulla marna bianca della Scala dei Turchi, ma non è scolpita nel tufo né incisa nei libri di storia. È viva, discreta, e ha il volto di Pascal, un uomo nato in Sicilia e poi emigrato in Svizzera, che da anni torna nella sua terra con centinaia di libri per donarli a chiunque voglia accoglierli.

Nella cornice di uno dei luoghi più suggestivi del Mediterraneo, tra sole, mare e vento africano, Pascal sistema i suoi libri in un piccolo angolo improvvisato tra sabbia e scogli: romanzi, saggi, classici, poesia, narrativa contemporanea. Non c’è biglietto, né cartello: solo libri e una scritta che è più di una dichiarazione d’intenti: “Prendete pure, i libri non hanno padroni”.

Il gesto, ripetuto ogni estate, è diventato una liturgia laica della cultura e dell’identità, un atto silenzioso che parla più di mille discorsi. Non cerca pubblicità né riconoscimenti: Pascal dona libri come fossero figli adottivi, liberi di viaggiare, di trovare nuove mani e nuovi occhi. Ogni libro lasciato lì è una parte della sua storia, un pezzo di memoria portato in dono alla sua terra.

Il sito salvatoreparlagreco.it, che ha raccolto la sua vicenda, lo definisce “un custode non ufficiale della Scala dei Turchi”, ma anche un simbolo della Sicilia che parte ma non dimentica. Pascal è un emigrante che non ha mai spezzato il filo con le sue radici. E lo testimonia con la cosa più potente che un uomo possa dare: cultura gratuita, senza condizioni.

Dietro ogni libro donato c’è una storia: molti li trova nei mercatini di Ginevra e Basilea, altri li riceve in dono da biblioteche svizzere, altri ancora sono suoi. Li conserva, li sceglie, li carica in auto e li porta fino a Realmonte, dove li lascia, sapendo che qualcuno li prenderà con cura.

Pascal è l’esempio di come la cultura possa essere un ponte tra le generazioni, tra i luoghi, tra le vite. E di come la bellezza della Scala dei Turchi non risieda solo nella sua forma scenografica, ma anche nei gesti semplici che la abitano. Quelli che non fanno rumore, ma restano.

In un’epoca in cui l’accesso alla cultura è spesso condizionato dal mercato, Pascal ricorda che i libri sono prima di tutto strumenti di libertà. E che anche in una terra spesso dimenticata dalle istituzioni, qualcuno può ancora restituire speranza, parola dopo parola, pagina dopo pagina.

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