Ad Agrigento si ripete sempre lo stesso copione: i cittadini subiscono i danni, il Comune ha in cassa i fondi per intervenire, ma invece di spenderli per manutenzione e riparazioni si affida agli avvocati e lascia che sia la magistratura a certificare l’evidenza.

È il caso delle perdite idriche in via Feace, segnalate da tempo e ora finite davanti al Tribunale di Agrigento. Un cittadino, proprietario di un immobile in contrada Consolida, ha infatti chiesto un accertamento tecnico preventivo per verificare lo stato dei luoghi e i danni subiti: le infiltrazioni provenienti dalla strada pubblica hanno compromesso la struttura della sua abitazione

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Di fronte a questa situazione, il Comune non ha scelto la via più logica – intervenire subito e riparare la perdita – ma ha deliberato di costituirsi in giudizio. Con la determina sindacale n. 90 del 23 settembre 2025, firmata dal sindaco Francesco Miccichè, è stato conferito l’incarico di difesa all’avvocato interno Rita Salvago

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Un paradosso che mette a nudo il malgoverno cittadino: invece di utilizzare le somme vincolate e già disponibili in bilancio per la manutenzione stradale e la rete idrica, si preferisce alimentare un contenzioso che finirà comunque per ricadere sulle tasche dei contribuenti.

Nei documenti comunali è riportato chiaramente che ci sono 1.171.648,69 euro vincolati dal 2019/2020 per la manutenzione della rete idrica. Fondi che, se utilizzati correttamente, avrebbero potuto prevenire perdite e infiltrazioni come quelle di via Feace, evitando danni alle abitazioni e cause legali.

Non è la prima volta che Report Sicilia denuncia questa gestione. Già in passato avevamo documentato come fondi stradali e idrici restino fermi nei cassetti comunali:

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: perdite idriche che continuano a devastare le case, danni crescenti al patrimonio privato e pubblico, e un Comune che si chiude a riccio nelle aule giudiziarie, incapace di affrontare con pragmatismo problemi concreti.

Ancora una volta, Agrigento paga sulla propria pelle l’inerzia di un’amministrazione che non sa – o non vuole – intervenire.

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