A diffondere la notizia è stato per primo Grandangolo.
Noi aggiungiamo un tassello che si inserisce in un quadro più ampio, già da noi denunciato in passato.

Già mesi fa, Report Sicilia aveva evidenziato anomalie, tensioni interne e scelte poco chiare nella gestione del personale della Polizia Locale di Agrigento, con l’articolo dal titolo:

👉 “Polizia Locale di Agrigento: dubbi su indennità e gestione del personale. Troppe anomalie da chiarire.”

Un articolo che sollevava interrogativi precisi:

  • Chi decide chi sta in strada e chi viene mandato in ufficio?

  • Perché alcuni agenti svolgono sempre ruoli operativi e altri compiti amministrativi?

  • Perché la distribuzione delle indennità appare così sbilanciata?

Oggi il caso del cosiddetto “vigile sceriffo” sembra tornare esattamente su quel punto.


Un vigile “troppo ligio” alle regole?

Secondo quanto raccolto da diverse fonti interne, l’agente avrebbe semplicemente fatto il suo dovere:

  • rilevato un’infrazione,

  • verbalizzato,

  • applicato la legge,

  • senza sconti per nessuno.

Il problema?
La sanzione sarebbe finita a carico di una persona vicina a un amministratore.

Da quel momento, il vigile è stato tolto dalla strada e destinato a compiti d’ufficio.
Una “normale rotazione”?
Una “necessità organizzativa”?
Oppure un messaggio per tutti gli altri?

La domanda è inevitabile:

Chi applica le leggi viene allontanato.
Chi le addolcisce fa carriera?


Il Corpo è al servizio della legge o del politico di turno?

Se nel Corpo si crea la percezione che:

  • chi è rigoroso diventa “scomodo”,

  • chi chiude un occhio è “collaborativo”,

allora non si parla più di servizio pubblico.
Si parla di subordinazione a logiche di potere.

E la città lo vede.
Ogni giorno.
Al semaforo, in piazza, nelle strade invase da soste selvagge, nei quartieri dove il controllo è sporadico.


Agrigento Capitale della Cultura? La prima cultura è quella della legalità

Sembra retorica, ma è sostanza:
Non si può essere Capitale della Cultura,
se la cultura della legge viene negoziata, mediata, addolcita o punita.

Una città dove la legalità è opzionale è una città che recita, non che evolve.


E qui bisogna dirlo chiaro:

Un Corpo di Polizia Locale non può:

  • essere trascinato nelle beghe della politica,

  • essere percepito come strumento del potente di turno,

  • diventare terreno di favoritismi, timori e pressioni.

Un Corpo di Polizia deve essere super partes.
Sempre.
Altrimenti non è più Corpo dello Stato, ma personale di servizio.


E allora, oggi, va detto pubblicamente:

Onore e rispetto a quei vigili che continuano a fare il proprio dovere,
in mezzo a difficoltà operative, organici ridotti, turni pesanti, carenze strutturali,
e – come se non bastasse – pressioni indirette che nessuno ammette ma tutti conoscono.

A loro, che mantengono la schiena dritta,
che applicano la legge anche quando costa fatica, isolamento o trasferimenti,
va il nostro riconoscimento.

Perché coprono ogni giorno:

  • lacune amministrative,

  • ritardi strutturali,

  • scelte politiche discutibili,

e lo fanno per la città, non per un sindaco, non per un assessore, non per una giunta.


Un Corpo di Polizia Locale va rispettato.

Va tutelato, non manipolato.
Va valorizzato, non piegato.

Perché la legalità non si addolcisce.
Si applica. Sempre.

Report Sicilia continuerà a vigilare.