di Giuseppe Ballarò
Questa mattina, ad Agrigento, si è celebrato il primo anniversario del Parco Livatino.
Un luogo nato non da fondi pubblici o progetti istituzionali, ma dalla volontà e dall’impegno di Mimmo Bruno e Alfonso Scanio, insieme a tutti i soci del Co.n.al.pa. (Coordinamento nazionale alberi e paesaggio) “Beato Rosario Livatino”.
Un lavoro collettivo, fatto di mani, tempo e memoria.
Presenti numerose autorità civili, religiose e militari, tra cui il dottor Francesco Miccichè, sindaco di Agrigento, il dottor Stefano Papa, dirigente dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Agrigento, il dottor Franco Messina, presidente regionale dell’U.N.I.M.R.I. (Unione Nazionale Insigniti al Merito della Repubblica Italiana), il dottore Salvatore Cardinale, ex magistrato, il signor Vincenzo Livatino, cugino del Beato Rosario Livatino e i familiari delle vittime innocenti di mafia, a cui è stato dedicato un albero di olivo.
All’evento hanno partecipato anche le scolaresche del Liceo Scientifico “Martin Luther King” di Favara, accompagnate dalla professoressa Giada Attanasio, insieme a un gruppo di giovani dell’Azione Cattolica San Vito, al Gruppo Giovani Controcorrente e alla Comunità Ecclesiale di Cammarata.
Una presenza silenziosa ma importante, segno che la memoria si costruisce anche attraverso le nuove generazioni.
La Santa Messa è stata celebrata all’aperto, per la prima volta in quel luogo.
A presiederla Don Calogero Proietto, con Don Giovanni Gattuso e Don Carmelo Petrone come concelebranti.
Don Calogero, guardando un alto, ha detto: “Così le parole arriveranno prima in cielo”.
Un pensiero semplice, ma carico di senso.
Subito dopo, gli attori della Cooperativa Arcobaleno hanno portato in scena un breve dialogo teatrale tra Rosario Livatino e sua madre.
Emozione, silenzio, ascolto.
Poi tutti si sono spostati presso le targhe commemorative accanto agli alberi piantati nel parco.
Un momento di raccoglimento profondo, davanti ai nomi di Papa Francesco, del giudice Antonino Saetta e di suo figlio, del maresciallo Giuliano Guazzelli, delle vittime delle stragi di Porto Empedocle, degli imprenditori Borsellino.
Il presidente del Co.n.al.pa., Mimmo Bruno, ha parlato con forza e commozione, seguito da Alfonso Scanio.
Entrambi hanno ringraziato tutti i presenti e ricordato che il Parco è nato grazie all’impegno volontario e al desiderio di non dimenticare.
Durante la giornata è stata anche inaugurata un’area con un altare in travertino, scolpito da Buscema Marmi e posato grazie alla Volpe Gru.
Un simbolo concreto: la memoria ha peso, e per reggerla servono braccia e volontà.
Mimmo Bruno e Alfonso Scanio, visibilmente stanchi ma pieni di gioia, hanno chiuso con un saluto semplice: “Ci vediamo il prossimo anno. Con più ombra, più rose, più vita”.