Il processo che vede imputato Gaetano Di Giovanni, ex comandante dei vigili urbani e capo di gabinetto del sindaco di Agrigento, si sta svolgendo a Palermo e continua a tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica. Arrestato l’11 aprile scorso, Di Giovanni è agli arresti domiciliari e non ha mai ottenuto la libertà provvisoria, segno della gravità delle accuse mosse contro di lui.
Le accuse contro Di Giovanni
Di Giovanni, 59 anni, all’epoca dei fatti dirigente del distretto socio-sanitario di Agrigento, è accusato di corruzione per aver favorito l’affidamento di appalti legati a servizi socio-assistenziali. Le cifre in gioco riguardano:
- 204.051 euro per l’assistenza domiciliare agli anziani non autosufficienti, affidata alla società Medea.
- 89.355 euro per servizi nei comuni di Santa Elisabetta e Agrigento, assegnati alla cooperativa Nido d’Argento di Partinico.
Secondo l’accusa, Di Giovanni avrebbe ricevuto in almeno tre occasioni la somma totale di 7.500 euro dai rappresentanti delle società coinvolte. Tuttavia, durante l’udienza del 4 dicembre a Palermo, l’imputato ha respinto ogni addebito, affermando: “Mai preso soldi da nessuno, in quei fascicoli non c’erano banconote ma solo documenti. Peraltro, in quanto dirigente coordinatore, non avevo formale responsabilità sugli atti come, al contrario, il responsabile del procedimento(RUP)”
Ha inoltre sostenuto che le responsabilità sugli atti amministrativi spettavano al RUP, Lilly Orlando, cercando così di scaricare su di lei il peso delle accuse.
Lilly Orlando: figura chiave e scenari possibili
Lilly Orlando, Responsabile Unico del Procedimento (RUP), è già stata condannata in appello dalla Corte dei Conti per il caso SUV, un’altra vicenda di spesa irregolare di fondi pubblici che ha scosso Agrigento. Nonostante ciò, la Orlando è rimasta in servizio senza mai essere sottoposta a procedimenti disciplinari, e alcune indiscrezioni suggeriscono che l’amministrazione comunale stia predisponendo un atto di promozione per lei al ruolo di dirigente.
Le dichiarazioni di Di Giovanni nel processo sembrano ora puntare sulla figura della Orlando, insinuando una sua maggiore responsabilità negli atti contestati. Se la Orlando decidesse di collaborare con la Procura di Palermo, le conseguenze potrebbero essere devastanti:
- Rivelazioni estese
La collaborazione potrebbe portare alla luce dettagli su altri attori coinvolti, ampliando lo spettro delle indagini e rivelando un sistema di connivenze e pratiche illecite. - Ripercussioni amministrative e politiche
Le sue dichiarazioni potrebbero scuotere profondamente l’amministrazione comunale di Agrigento, già gravata da sospetti e scandali, generando una crisi istituzionale. - Effetti giudiziari a catena
La scelta della Orlando di parlare potrebbe incentivare altri imputati o indagati a collaborare, accelerando il processo di chiarificazione della vicenda.
Le prossime tappe del processo
Il 18 dicembre a Palermo si terrà una nuova udienza, in cui è prevista la requisitoria della Procura e l’arringa di parte civile dell’avvocato Elisabetta Fragapane, che rappresenta il Comune di Santa Elisabetta. Il comune di Agrigento, dopo aver ricevuto un risarcimento di appena 7.500 € da Di Giovanni, ha ritirato la propria costituzione di parte civile, alimentando il dibattito sull’opportunità di tale scelta.
Agrigento in attesa
Mentre il processo si dipana, la città di Agrigento osserva con attenzione e preoccupazione. La possibilità che Lilly Orlando decida di collaborare con la Procura potrebbe segnare un punto di svolta, rivelando verità scomode e aprendo scenari di profonda trasformazione per le istituzioni locali. Per ora, il destino giudiziario di Gaetano Di Giovanni e quello amministrativo di Agrigento restano strettamente intrecciati, in un clima di crescente sfiducia e richiesta di trasparenza.