Ad Agrigento, l’iter per l’istituzione della riserva naturale di Punta Bianca, Monte Grande e Scoglio Patella ha subito un’accelerazione, grazie alla semplificazione annunciata dall’Assessore regionale al Territorio e Ambiente, Giusi Savarino. Tuttavia, il decreto definitivo tarda ad arrivare, e le esercitazioni militari nel poligono di Drasi continuano a rappresentare un ostacolo alla piena tutela ambientale della zona.

Bonifica in corso, ma il mare resta dimenticato

In questi giorni, come più volte richiesto dalle associazioni ambientaliste, è stata avviata la bonifica dell’area di Drasi, un segnale positivo per il territorio. Tuttavia, nessuna attenzione è stata rivolta al mare prospiciente, nonostante l’allarme lanciato nel 2017 dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sull’Uranio Impoverito. La Commissione aveva richiesto la bonifica delle acque marine, contaminate da ogive e metalli pesanti utilizzati durante le esercitazioni militari. Ad oggi, però, nulla è stato fatto per affrontare questa grave minaccia ambientale.

Un iter che non arriva a compimento

Sebbene il percorso per l’istituzione della riserva sembri procedere, la sua conclusione resta incerta senza il decreto definitivo. Punta Bianca, con i suoi 437 ettari di territorio, rappresenta uno dei gioielli paesaggistici della Sicilia, ma l’assenza di misure concrete per proteggerla rischia di vanificare gli sforzi annunciati. Le esercitazioni militari, nel frattempo, continuano indisturbate, compromettendo il valore ambientale e turistico dell’area.

Le promesse del passato e la realtà odierna

Le recenti dichiarazioni dell’Assessore Savarino seguono anni di annunci mai concretizzati. Nel 2021, lo stesso assessore aveva dichiarato con entusiasmo: “La missione è compiuta.” Anche il sindaco di Agrigento, Franco Miccichè, aveva celebrato l’inclusione di Punta Bianca nel Piano Regionale delle Riserve come una “grande vittoria.” Tuttavia, a distanza di anni, nulla è stato effettivamente realizzato, mentre le esercitazioni e l’inquinamento continuano.

Dichiarazioni delle associazioni

Claudio Lombardo di Mareamico sottolinea: “L’istituzione della riserva è un passo importante, ma il valore di questa operazione sarà nullo se le esercitazioni militari continueranno. È inconcepibile pensare che in una riserva naturale si possa sparare e inquinare senza alcuna conseguenza.”

Anche Giuseppe Di Rosa, responsabile regionale del Dipartimento Trasparenza Enti Locali del CODACONS e provinciale di ConsaAmbiente, ha dichiarato: “Se non si fermano immediatamente le esercitazioni militari, l’istituzione della riserva sarà solo un gesto simbolico senza alcun valore concreto. È necessario intervenire subito anche per la bonifica del mare, che resta un aspetto completamente ignorato dalle istituzioni, nonostante le ogive e i metalli pesanti continuino a contaminare l’ecosistema marino.”

Anche Daniele GUCCIARDO di Legambiente presidente del circolo Rabat di Agrigento, ha dichiarato: “Occorre da parte della Regione, un atto di ulteriore coraggio e sensibilità ambientalista, facendo rientrare all’interno della riserva istituenda anche l’area che ospita il poligono militare di “Drasi” in modo da progressivamente dismettere la sua funzione di esercitazioni militari e avviare un processo di rinaturalizzazione dell’area” 

Le richieste delle associazioni

Le associazioni ambientaliste, tra cui Mareamico, Marevivo, Legambiente e ConsaAmbiente (Codacons), accolgono con favore la semplificazione dell’iter, ma ribadiscono che senza il decreto istitutivo e una sospensione immediata delle esercitazioni militari, ogni passo avanti rischia di essere vano. Inoltre, chiedono con urgenza:

  1. La bonifica delle acque marine prospicienti l’area, per rimuovere ogive e metalli pesanti lasciati dalle esercitazioni.
  2. La sospensione immediata delle attività militari, in attesa dell’istituzione ufficiale della riserva.
  3. L’accelerazione dell’iter per l’adozione del decreto definitivo, che garantisca protezione integrale all’area.

Un simbolo di tutela a rischio

Senza interventi concreti, Punta Bianca rischia di rimanere una promessa incompiuta. L’inquinamento del mare, ignorato dalle istituzioni, e le esercitazioni militari in corso rappresentano ostacoli insormontabili per la trasformazione dell’area in un simbolo di tutela e sviluppo sostenibile.

Appello alle istituzioni

Le associazioni e i cittadini agrigentini chiedono all’Assessore Savarino e alla Regione Siciliana di trasformare gli annunci in azioni concrete. La bonifica del mare, il completamento dell’iter per la riserva e la cessazione delle esercitazioni militari sono passi imprescindibili per salvaguardare uno dei territori più belli e fragili della Sicilia.

La tutela ambientale di Punta Bianca e del suo mare non può più aspettare.

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