La giustizia minorile ha fatto il suo corso dopo la violenta rissa avvenuta al porticciolo di San Leone, frazione di Agrigento, nella notte tra il 3 e il 4 settembre 2022. Sei dei sette ragazzi, coinvolti in una maxi scazzottata ripresa in un video che ha fatto rapidamente il giro degli smartphone, hanno evitato il processo grazie alla messa alla prova. Il gup del Tribunale per i Minorenni di Palermo, Antonina Pardo, dopo avere valutato positivamente il percorso rieducativo proposto per i sei giovani, ha emesso una sentenza di estinzione del reato, chiudendo il caso con alcune mensilità di volontariato presso una mensa della solidarietà.
Il caso aveva avuto grande risonanza grazie alla denuncia del dirigente del Codacons Giuseppe Di Rosa, che aveva reso pubblico il video incriminante, ripreso da uno smartphone. Nelle immagini si vedeva un gruppo di circa trenta ragazzi che picchiavano due coetanei nel piazzale vicino al molo di Ponente. La diffusione del video ha immediatamente allertato le forze dell’ordine, dando avvio a un’indagine della polizia che ha portato all’identificazione degli undici presunti partecipanti alla rissa. Tra questi, sette sono finiti sotto processo.
Secondo quanto riportato dalle indagini, uno dei giovani ha dichiarato che tutto è iniziato per una provocazione. Inizialmente si sarebbe allontanato per evitare lo scontro, ma il ragazzo con cui aveva avuto il contrasto sarebbe poi tornato con un gruppo di amici. “Ci hanno attaccato in trenta contro due e abbiamo reagito per difenderci”, ha raccontato uno dei ragazzi alla polizia.
Nonostante la gravità dei fatti, sei dei sette giovani coinvolti hanno potuto beneficiare dell’istituto della messa alla prova, che consente di estinguere il reato dopo il completamento di un programma di lavori di pubblica utilità. Il settimo imputato, coinvolto in un incidente stradale, non ha potuto portare a termine il suo percorso di volontariato e la sua posizione rimane da definire.
La denuncia come strumento di giustizia
Il caso ha evidenziato l’importanza delle denunce da parte dei cittadini per aiutare le forze dell’ordine a garantire la sicurezza e a riportare un clima di tranquillità, specialmente tra i giovani. Se non fosse stato per l’intervento del dirigente del Codacons, Giuseppe Di Rosa, che ha avuto il coraggio di denunciare il fatto, probabilmente la vicenda sarebbe passata sotto silenzio, e i responsabili non sarebbero stati individuati.
Questo episodio sottolinea come la collaborazione tra cittadini e istituzioni sia cruciale per contrastare fenomeni di violenza e microcriminalità, soprattutto in un contesto sociale complesso come quello dei giovani. La denuncia tempestiva, oltre a essere un atto di responsabilità civile, permette di prevenire l’escalation di episodi che potrebbero degenerare.
Un invito a denunciare
Il CODACONS ribadisce l’importanza di denunciare ogni forma di violenza o illegalità per tutelare la sicurezza pubblica e prevenire episodi di criminalità tra i giovani. Giuseppe Di Rosa ha commentato: “Denunciare è un atto di responsabilità e contribuisce a far sì che le forze dell’ordine possano intervenire in tempo per riportare l’ordine e la giustizia. Speriamo che questo episodio sia un monito per i giovani e che serva a riflettere sull’importanza del rispetto reciproco”.
Il CODACONS continuerà a vigilare sulla sicurezza dei cittadini e ad agire in prima linea per la tutela della legalità, invitando la popolazione a collaborare attivamente con le forze dell’ordine e a segnalare ogni episodio di violenza o criminalità.
L’articolo pone l’accento sull’importanza della denuncia civile e sulla collaborazione tra cittadini e forze dell’ordine per mantenere la sicurezza pubblica, specialmente tra i giovani, evitando che episodi di violenza possano degenerare.

