Il vicepresidente di Italia Viva denuncia alla Procura le responsabilità di Schifani e Faraoni
«Ad Agrigento chi si ammala di cancro deve sperare che una macchina non si guasti». Con queste parole, Davide Faraone, vicepresidente di Italia Viva, lancia un durissimo atto d’accusa contro la gestione della sanità siciliana e annuncia la presentazione di un esposto alla Procura della Repubblica di Agrigento.
Secondo Faraone, nella provincia agrigentina – che conta oltre 430 mila abitanti – esiste un solo acceleratore lineare per i trattamenti di radioterapia, un macchinario ormai vecchio, costretto a lavorare su doppi turni e soggetto a continui guasti.
«Ogni volta che si ferma – spiega Faraone – si interrompono le cure. E così si allungano le attese e tanti pazienti sono costretti ad andare fuori per curarsi. Non possono aspettare, è in gioco la vita».
Il vicepresidente di Italia Viva ricorda che gli standard fissati dal sistema sanitario prevedono almeno quattro acceleratori ogni mezzo milione di abitanti, ma ad Agrigento — denuncia — gli altri «non sono mai stati comprati».
«Eppure – aggiunge Faraone – i fondi c’erano: i soldi del PNRR, del Fondo di Coesione e i finanziamenti europei destinati proprio all’ammodernamento tecnologico della sanità. Ho deciso di presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Agrigento sulle responsabilità di Renato Schifani e dell’assessore alla Sanità Daniela Faraoni: siamo davanti a una possibile omissione di atti d’ufficio e a una interruzione di pubblico servizio».
Faraone conclude chiedendo che la magistratura verifichi con urgenza le responsabilità politiche e amministrative di una situazione che definisce «inaccettabile» per una provincia che da troppo tempo paga il prezzo dell’abbandono e della cattiva gestione della sanità pubblica.

