Luglio è appena passato, ma il vero agosto di fuoco per la sanità siciliana deve ancora cominciare. A lanciare l’allarme sono Davide Faraone, vicepresidente nazionale di Italia Viva, e Antonio Craxì, già professore ordinario di Gastroenterologia all’Università di Palermo, in un intervento pubblicato sul blog di Italia Viva Sicilia: «La Sicilia rischia il caos sanitario — scrivono — e a pagarne il prezzo saranno i cittadini».

Nel mirino c’è il divieto nazionale di prorogare o stipulare nuovi contratti con medici gettonisti nei Pronto soccorso, deciso a livello centrale per porre fine al fenomeno delle esternalizzazioni onerose. Una misura giusta nella logica, ma — sottolineano Faraone e Craxì — «applicata in piena estate, senza alternative immediate», rischia di diventare un boomerang devastante per il sistema sanitario isolano.

Sicilia maglia nera d’Italia

I numeri parlano chiaro: mentre la media nazionale di utilizzo dei medici a gettone nei Pronto soccorso è del 18%, in Sicilia si toccano punte del 60-80%. Emblematico il caso dell’AOOR Villa Sofia–Cervello di Palermo, dove l’80% dei turni è coperto da gettonisti. Nel 2024, la Regione ha speso 10,3 milioni di euro per questi incarichi — seconda solo alla Lombardia — con compensi fino a 100 euro l’ora per medico.

Ma il peggio deve ancora venire: entro ottobre 2025, il 42% dei 1.852 contratti in essere scadrà, lasciando scoperti almeno 778 turni mensili. Un ulteriore 26% (482 contratti) terminerà entro marzo 2026. Il rischio concreto è che interi Pronto soccorso restino senza medici.

Tre livelli di crisi

Secondo l’analisi di Italia Viva, l’impatto si svilupperà a tre livelli:

  1. Tempistica esplosiva: agosto e settembre coincidono con i picchi turistici (+30% di accessi ai PS) e con la cronica carenza di personale in ferie. In province come Enna e Caltanissetta, dove il 70% dei turni notturni è affidato a gettonisti, si temono chiusure temporanee dei reparti.

  2. Sovraccarico strutturale: con 1.494 unità mancanti tra medici e infermieri (fonte Agenas 2024), il personale stabile sarà costretto a turni massacranti, con un incremento stimato del +35% delle ore straordinarie. I tempi di attesa, oggi già a una media di 31 ore nei Pronto soccorso, potrebbero raddoppiare.

  3. Disuguaglianze territoriali: le isole minori e le aree interne saranno le più colpite. A Lampedusa, Stromboli, Pantelleria e Marettimo, il rischio concreto è la desertificazione sanitaria. A mancare non sarà solo il personale, ma anche la possibilità stessa di accedere a cure urgenti.

Un paradosso da 2,2 miliardi

Il paradosso più amaro? I fondi spesi per i gettonisti dal 2019 al 2024 in Italia — ben 2,2 miliardi di euro, di cui 210 milioni in Siciliaavrebbero potuto finanziare l’assunzione stabile di 1.500 medici solo nell’isola. Una riforma nata per moralizzare il sistema, se non accompagnata da misure concrete, rischia ora di trasformarsi in un’emergenza senza precedenti.

«Senza un intervento immediato — concludono Faraone e Craxì — la Sicilia pagherà il prezzo più alto della riforma. Una correzione di sistema necessaria si trasformerà in una vera e propria emergenza sanitaria.»

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