Agrigento, città candidata a Capitale Italiana della Cultura 2025, continua a distinguersi per scelte amministrative discutibili, che sembrano ignorare completamente la normativa vigente sulla tutela del verde pubblico. Le recenti potature degli alberi lungo le strade cittadine rappresentano un vero e proprio scempio ambientale, eseguito in totale violazione del Decreto Ministeriale del 10 marzo 2020 sui Criteri Ambientali Minimi (CAM), che vieta esplicitamente la capitozzatura e i tagli drastici.

Un patrimonio naturale violentato dalle motoseghe

Le immagini scattate in varie zone del Comune di Agrigento parlano chiaro: alberi ridotti a scheletri, privati delle loro chiome, monconi spogli che non potranno più offrire né ombra né ossigeno ai cittadini.

Il Decreto CAM stabilisce chiaramente che gli interventi di manutenzione devono rispettare la fisiologia delle piante, evitando tagli che possano comprometterne la salute e la stabilità. Ma ciò che si osserva nelle vie agrigentine è l’esatto contrario:

  • Interventi distruttivi, che eliminano gran parte della chioma, riducendo la capacità degli alberi di effettuare la fotosintesi;
  • Ricacci epicormici incontrollati, che renderanno gli alberi più fragili e inclini a rotture future, aumentando il rischio di crolli;
  • Danni irreparabili al verde urbano, con piante che impiegheranno anni per riprendersi, se mai ci riusciranno.

Il Decreto Ministeriale del 2020: cosa dice la legge

Il Decreto CAM impone alle amministrazioni comunali di seguire criteri precisi per la gestione del verde, tra cui:

  • Divieto assoluto di capitozzature e potature drastiche, perché compromettono la salute degli alberi e aumentano il rischio di crolli;
  • Obbligo di affidare la manutenzione del verde a personale qualificato, come agronomi e forestali, per garantire interventi corretti;
  • Piani di gestione del verde urbano, per pianificare gli interventi in modo scientifico e sostenibile.

Agrigento, però, sembra ignorare queste disposizioni, continuando a devastare il proprio patrimonio arboreo senza alcun criterio.

Quali conseguenze per la città?

Oltre al danno ambientale, la potatura selvaggia comporta maggiori costi per la collettività. Gli alberi danneggiati richiederanno continui interventi per essere mantenuti in sicurezza, senza contare l’inevitabile necessità di abbattimenti e sostituzioni in futuro.

E poi c’è il tema dell’estetica urbana: che immagine offre una città che tratta così il proprio verde pubblico? Agrigento, che dovrebbe prepararsi ad accogliere visitatori da tutta Italia nel 2025, si presenta con viali devastati e alberi mutilati, piuttosto che con un ambiente curato e rigoglioso.

Chi deve intervenire?

Le responsabilità ricadono sulle amministrazioni locali, che dovrebbero adeguarsi alla normativa e avviare una gestione più responsabile del verde pubblico. Servono controlli rigorosi, sanzioni per chi esegue interventi dannosi e un cambio di mentalità che metta al centro la tutela ambientale.

Il Codacons, già in prima linea per denunciare la cattiva gestione della città, potrebbe portare la questione all’attenzione delle autorità competenti, chiedendo spiegazioni e interventi concreti.

Nel frattempo, i cittadini devono farsi sentire: il verde urbano è un bene comune, e nessuno ha il diritto di distruggerlo impunemente.


L’articolo verrà corredato dalle immagini scattate nel Comune di Agrigento, che testimoniano l’estrema gravità della situazione.

Decreto Ministeriale del 10 marzo 2020 sui Criteri Ambientali Minimi (CAM)