Mentre l’amministrazione comunale brucia milioni in eventi temporanei per Agrigento Capitale della Cultura 2025, i documenti ufficiali dimostrano che si poteva fare altro, molto altro. Bastava volerlo.

La Convenzione firmata il 24 luglio 2024 tra Regione Siciliana e Comune di Agrigento parla chiaro: il 50% delle somme stanziate – 2 milioni su 4 – poteva essere utilizzato per interventi di manutenzione, pulizia e riqualificazione urbana, compresi marciapiedi, servizi pubblici, percorsi turistici, piazze e spazi di accoglienza.

E invece? Il Comune ha scelto di puntare tutto su concerti, spettacoli, rassegne e cabaret, affidando la rinascita culturale di Agrigento a qualche notte di musica e luci colorate. Effimero, passeggero, inutile. Agrigento resta una città senza bagni pubblici, con strade rotte, marciapiedi impraticabili e aree verdi dimenticate.


Se fossi stato sindaco?

Io quei 2 milioni di euro li avrei spesi diversamente:

  • 1 milione per rifare completamente la Via Atenea, cuore della città: nuova pavimentazione, marciapiedi accessibili, impianto d’illuminazione moderno, arredo urbano decoroso. Una via degna di una Capitale della Cultura.

  • 500 mila euro per rimettere a nuovo tutti i bagni pubblici di Agrigento: decoro, igiene e funzionalità per cittadini e turisti.

  • 500 mila euro per riqualificare le villette di Porta di Ponte: aree verdi curate, giochi per bambini, panchine, fontane, luci. Un ingresso accogliente, non un cimitero urbano.


Agrigento poteva davvero diventare Capitale. Non solo sulla carta o nelle conferenze stampa, ma nei fatti, nei luoghi, nei servizi. Si è preferito il contrario. Si è scelto di spendere tutto in eventi, dimenticando che i veri protagonisti di una Capitale della Cultura sono i cittadini, non i palchi o gli applausi di una sera.

Oggi abbiamo la certezza: non era vietato fare di più. Era solo una volontà politica non farlo.

E io, da semplice cittadino, ma con visione e amore per questa città, continuo a chiedermi: perché non avete scelto Agrigento?

Agrigento Capitale della Cultura 2025: altro che obbligo di “spese effimere”, il Comune poteva investire il 50% dei 4 milioni anche in interventi duraturi

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