seminaristi agrigentini anni sessanta

Il recente convegno dei seminari siciliani tenutosi ad Agrigento ha offerto l’occasione per un’analisi aggiornata della situazione vocazionale nell’Isola. I numeri evidenziano uno scenario di progressiva contrazione. A fronte di una popolazione residente pari a 5.284.373 abitanti, i sacerdoti in servizio attivo sono 2.737. Questo significa che, in media, un sacerdote deve far fronte alle esigenze spirituali e pastorali di circa 1.930 persone.

Formazione e numeri: i seminari siciliani oggi

Attualmente, i seminari teologici operanti nella Regione Ecclesiastica Sicilia sono nove. A questi si aggiungono le comunità propedeutiche che accompagnano i giovani nel discernimento iniziale. Alla vigilia dell’anno accademico 2024‑25, i seminaristi diocesani presenti nei maggiori seminari siciliani erano 160. A essi si sommano 27 giovani impegnati nella tappa propedeutica.

I dati del 2024‑2025: uno scenario in trasformazione

La distribuzione dei seminaristi lungo il percorso formativo mostra un progressivo diradamento ai livelli più avanzati: 34 al primo anno, 29 al secondo, 33 al terzo, 27 al quarto, 12 al quinto e 25 al sesto. Il dato evidenzia una piramide demografica rovesciata, sintomo di una tenuta instabile nel medio-lungo termine.

Il caso Agrigento: la curva discendente delle vocazioni

Emblematico è il caso della diocesi di Agrigento. Nel 2017 i seminaristi erano 41; oggi sono 13. Un calo netto, che mette in evidenza le difficoltà delle chiese locali nel promuovere percorsi vocazionali significativi tra i giovani.

Ordinazioni recenti: un segnale di vitalità o resistenza?

Nonostante il calo degli ingressi, nel 2024-2025 si registrano diverse ordinazioni: ad Agrigento, Don Francesco Traina è stato ordinato presbitero il 24 gennaio, mentre due nuovi sacerdoti saranno ordinati il 25 novembre. Ordinazioni si segnalano anche a Palermo, Caltanissetta, Messina, Acireale e Trapani. Tuttavia, la loro distribuzione non compensa il trend negativo generale.

A Messina: Tre nuovi presbiteri diocesani e due giovani salesiani,

A Palermo: il 28 giugno 2025 l’arcivescovo Corrado Lorefice ha ordinato quattro frati minori e 27 settembre 2025, sempre a Palermo, sono stati ordinati quattro nuovi sacerdoti diocesani.

A Caltanissetta: la diocesi di Caltanissetta ha annunciato   tre nuovi presbiteri ordinati il 27 settembre 2024 nella cattedrale nissena,

Ad Acireale: Un giovane è stato ordinato sacerdote   il 15 ottobre 2024 nella basilica San Filippo, un altro il 22 ottobre 2025

A Trapani: Il 6 gennaio 2024 è stato ordinato un sacerdote

Raimondo La Valle, canicattinese di 32 anni, sarà ordinato presbitero per l’Ordinariato militare il 31 ottobre 2024

Quando una sola vocazione copre due parrocchie

In molte diocesi, un singolo sacerdote è oggi responsabile di più parrocchie, rettorie o istituzioni ecclesiastiche. Un assetto che, se da un lato esprime spirito di servizio, dall’altro segnala la pressione crescente sulla tenuta del sistema pastorale.

Riformare la proposta vocazionale: le sfide della contemporaneità

Il dibattito interno alla Chiesa siciliana si muove lungo due direttrici. Da un lato si parla apertamente di crisi vocazionale, intesa come riduzione degli ingressi. Dall’altro, emerge l’esigenza di ripensare i seminari, rendendoli più aderenti alla realtà culturale odierna.

Dibattito ecclesiale: crisi numerica o cambiamento strutturale?

Don Vito Impellizzeri, preside della Facoltà teologica di Sicilia, propone una lettura meno emergenziale e più dinamica: la crisi non sarebbe fine, ma passaggio verso una nuova forma di ministero, radicata in comunità più corresponsabili e meno clericalizzate.

Il lavoro della CESi e delle commissioni diocesane

La Commissione per le Vocazioni della Regione Sicilia (CESi), riunitasi a Catania il 29 novembre 2024, ha messo al centro del dibattito i 27 nuovi ingressi nei percorsi propedeutici. Obiettivo dichiarato: ridefinire le strategie di pastorale vocazionale.

Prospettive future per le vocazioni in Sicilia

La crisi vocazionale, lungi dall’essere un fenomeno passeggero, si configura come un cambiamento strutturale. Occorre pertanto superare l’approccio emergenziale e investire su nuove forme di testimonianza, linguaggi e relazioni formative capaci di parlare alle giovani generazioni.

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