AICA nel caos: Siciliacque pignora oltre 18 milioni e chiama in causa i Comuni soci

AGRIGENTO – Il vaso di Pandora è stato scoperchiato: Siciliacque ha avviato ufficialmente l’esecuzione forzata contro AICA – Azienda Idrica Comuni Agrigentini per il recupero di un debito monstre di 18.218.457,90 euro, accertato tramite decreto ingiuntivo esecutivo. L’atto, notificato il 15 maggio 2025 Atto di pignoramento aica, riguarda forniture idriche non pagate risalenti al luglio 2021.

Ma il dato più allarmante è che non è solo AICA a essere coinvolta. L’atto è stato notificato anche a tutti i 33 Comuni soci, chiamati in causa come “terzi pignorati”, ossia soggetti che – per le rispettive quote di partecipazione – potrebbero essere obbligati a coprire il debito in caso di mancato pagamento da parte dell’ente consortile.

La svolta giudiziaria

L’iniziativa legale arriva dopo che, il 28 dicembre 2024, il Tribunale ha concesso a Siciliacque la provvisoria esecuzione parziale del decreto ingiuntivo, limitatamente a 2 milioni di euro. Il 2 gennaio 2025, Siciliacque ha notificato l’ordinanza ad AICA, e successivamente – il 15 maggio – anche l’atto di precetto per 2.280.721,73 euro.

Trascorsi i 10 giorni previsti senza alcun pagamento da parte di AICA, Siciliacque ha dato corso al pignoramento presso terzi, coinvolgendo direttamente tutti i Comuni. Una manovra che potrebbe causare il blocco dei trasferimenti, il sequestro di fondi o altre misure esecutive a carico degli enti locali, già in difficoltà finanziarie.

Il sistema idrico agrigentino al collasso

L’azione giudiziaria non colpisce soltanto l’ente gestore, ma mette a nudo il fallimento strutturale dell’intero modello consortile pubblico. Un sistema che, nato con l’intento di garantire una gestione trasparente e condivisa, ha accumulato debiti su debiti senza trovare soluzioni operative.

Il pignoramento evidenzia anche la totale assenza di interventi efficaci da parte della politica, che ha continuato a rinviare decisioni strategiche, mentre i costi aumentavano e i servizi peggioravano.

Verso un collasso a catena?

Ogni Comune socio ora dovrà rispondere per la propria quota. Nei prossimi giorni Report Sicilia pubblicherà l’elenco dettagliato con le percentuali di partecipazione e gli importi potenzialmente esigibili per ciascun ente.

Si tratta di una bomba a orologeria per i bilanci comunali e per la sopravvivenza stessa del servizio idrico. Alcuni municipi rischiano il predissesto finanziario, con effetti a catena su stipendi, opere pubbliche e servizi essenziali.

Silenzio politico, responsabilità diffuse

In questo scenario, sorprende il silenzio assordante di molti sindaci e rappresentanti istituzionali, alcuni dei quali siedono nei vertici AICA o ricoprono ruoli chiave nell’assemblea dei soci. La gravità della situazione impone un’assunzione collettiva di responsabilità e, probabilmente, un intervento regionale straordinario, come richiesto dal sindaco di Raffadali, Silvio Cuffaro, con un’apposita istanza di commissariamento dell’ente.

Il tempo è scaduto. Il rischio non è più il collasso futuro, ma l’implosione imminente di un sistema che ha tradito la fiducia dei cittadini. E questa volta, i nodi vengono al pettine direttamente nei bilanci comunali.

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