Si narra che questo sia stato il dialogo tra il capitano del Titanic e il nostromo dopo aver urtato l’iceber. A leggere uno dei bardi del nostro primo cittadino, quello che organizza premi di cultura truffando la regione e senza aver mai letto un libro, c’è più di un motivo per ritenere che i dialoghi tra il suddetto e il sindaco siano stati del medesimo tenore: “dimmi mio prode cantore, stavolta sbattemu?”. “Ma che dici, o mio signore, saranno non più di duecentocinquanta sfigati, guidati da un manipolo di nullafacenti”. E lui, il signore, seduto nella sua stanza, senza sporgere la testa per rendersi conto di quanto stesse succedendo, a fidarsi della narrazione, come sempre distorta, del suddetto bardo, pronto a dire tutto e il contrario di tutto pur di compiacere il suo sponsor. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei, si legge nel Fermo e Lucia (ma tu che non leggi che ne sai?) e a giudicare da chi soggiorna nelle tue stanze, nostro caro primo cittadino, non c’è di che rallegrarsi. È però grave che il Sindaco non solo non senta l’esigenza di incontrare oltre duemila suoi cittadini, elettori o no non importa, che compostamente sono andati a trovarlo fino a casa e che, altrettanto compostamente, hanno chiesto delucidazioni in ordine al troppo sacrificato loro diritto all’acqua. Non uno slogan contro il sindaco e la sua giunta, non un coro, non un solo grido di rabbia contro chicchessia. L’unico a dire qualcosa che, vagamente, poteva sembrare uno slogan è stato Don Mario che, nella sua lucida esposizione, si è limitato a chiarire che la manifestazione era “per” e non “contro” affermando che “chi non è (era) con noi è (era) contro di noi”. E il sindaco dov’era? Chiuso nella sua torre eburnea (ma chi non legge libri manco sa cos’è) si è limitato a farsi raccontare dal bardo la verità che voleva sentirsi dire. Sono duecento, massimo duecentocinquanta, non c’è da temere. E invece, al di là della constatazione che il bardo, oltre a non saper leggere (libri) non sa contare, sotto la finestra del sindaco, ad attendere un cenno, un incontro, un segnale, erano oltre duemila persone, e non scanazzo qualsiasi, per intenderci quello che proprio il sindaco è aduso ricevere nella sua stanza consentendo, anche, di fare foto sulla piazza gremita, in funzione della derisione degli intervenuti, ma gente di ogni estrazione, dalla casalinga alla professionista, dall’operaia alla dirigente di azienda, uomini e donne armati di rabbia e compostezza, che hanno sfilato lungo la via Atenea rivendicando il loro diritto. Chiaramente “il coraggio chi non l’ha non se lo può dare” come disse Abbondio dopo l’incontro con i “bravi” (sperando che almeno questo il bardo l’abbia letto), e quindi o ti nascondi sotto la scrivania oppure resti chiuso nella stanza e ti accontenti della falsa narrazione di qualcuno che ha interesse a tenerti buono e su quella poltrona perché, come si dice, “più pende e più rende”, e più questa amministrazione starà in carica più ci sarà da spremere. Quanto avvenuto oggi avrebbe dovuto portare qualsiasi persona di buon senso a trarre le conseguenze, cambiando rotta, finalmente, oppure cercando un porto sicuro ove ripararsi, al più presto… invece nulla. Motori a tutta, volume al massimo, nostromo, e dica all’orchestra di suonare più forte che, come diceva De Gregori (magari un po’ di musica l’hai ascoltata) “è solo un po’ di nebbia che annuncia il sole, andiamo avanti tranquillamente”.
Questo non è un editoriale, è una opera d’arte.