Dopo la condanna, il silenzio. Nessuno ad Agrigento ha qualcosa da dire?

Di fronte a una condanna così pesante, perché nessuno parla?

La notizia della condanna in primo grado di Gaetano Di Giovanni a 4 anni e 8 mesi per corruzione, con interdizione dai pubblici uffici, è di quelle che pesano come macigni. Le motivazioni della sentenza sono chiare e nette. Eppure, a distanza di giorni, da Palazzo dei Giganti non arriva nemmeno un sussurro. Nessuna nota ufficiale. Nessuna presa di posizione. Nessuna parola.

E allora, la domanda è semplice: perché questo silenzio?

Parliamo di un funzionario che non era una figura qualunque. Di Giovanni è stato per anni capo di gabinetto del sindaco, comandante della polizia municipale, responsabile del Distretto Socio Sanitario D1 e persino vice segretario generale del Comune, su nomina dello stesso Francesco Miccichè.

Lo stesso Di Giovanni, va ricordato, era stato coinvolto nel caso SUV: un’altra vicenda che ha già lasciato strascichi e imbarazzo in città. E adesso arriva questa condanna pesante, che aggrava ulteriormente il quadro.

Il sindaco Francesco Miccichè: silenzio assordante

Il primo cittadino, colui che lo ha voluto in ruoli chiave dell’amministrazione, non ritiene di dover dire nulla ai cittadini? Nessuna parola di chiarimento? Nessuna presa di distanza? Nessuna assunzione di responsabilità politica, almeno sul piano etico? Nessuna spiegazione sulla mancata costituzione di parte civile? 

L’immobilismo e l’omertà istituzionale non possono essere la risposta a una sentenza che certifica, nero su bianco, un grave episodio di corruzione dentro le istituzioni.

E il Segretario Generale?

Cosa pensa il Segretario Generale del Comune di Agrigento di questa condanna che riguarda un suo collega, peraltro nominato vice segretario generale? Nulla da dire sulle motivazioni della sentenza, sul danno all’immagine della pubblica amministrazione, sul necessario ripristino della legalità e della trasparenza?

Il silenzio, in certi casi, è peggio della complicità.

La deputazione regionale e nazionale: muti anche loro

E la deputazione agrigentina, quella che in passato ha sostenuto, difeso e promosso lo stesso Di Giovanni? Quella che ne appoggiava le nomine strategiche e ne sosteneva l’operato? Anche da loro, nessuna dichiarazione pubblica, nessun comunicato, nessuna condanna morale.

Eppure, proprio loro dovrebbero avere il dovere di difendere gli interessi dei cittadini agrigentini, non quelli di un sistema che rischia di apparire opaco e autoreferenziale.

Ma gli agrigentini perbene meritano risposte

Siamo certi che gli agrigentini onesti, che sono la maggioranza silenziosa di questa città, meritino rispetto. E meritano parole chiare, responsabilità, trasparenza. Non bastano gli eventi, i concerti, gli annunci per Agrigento Capitale della Cultura 2025. Servono scelte forti e un’etica pubblica che torni al centro della vita amministrativa.

Il silenzio delle istituzioni oggi suona come un tradimento.

Chi governa Agrigento ha il dovere di parlare. Di spiegare. Di assumersi responsabilità. Di dissociarsi, se necessario. E se non lo fa, allora forse il vero problema non è solo la condanna di un ex dirigente. Ma l’intero sistema che, pur conoscendo, ha preferito non vedere.


Per Report Sicilia, il dovere di porre domande scomode è anche un atto di rispetto verso chi, ogni giorno, lavora, paga le tasse, rispetta le regole e crede ancora in una città giusta.

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