L’emozione e il privilegio di rappresentare Agrigento e la Sicilia ad Assisi sono stati espressi con entusiasmo dal sindaco di Agrigento, Franco Miccichè. Durante la cerimonia in onore di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia, Agrigento ha avuto l’onore di donare l’olio per la lampada votiva, simbolo di pace e speranza, che arde sulla tomba del Santo. Un momento importante, certamente, ma che solleva alcune riflessioni sull’effettivo impatto che questo tipo di partecipazioni ha sui cittadini siciliani, i quali si aspettano dai loro sindaci ben altro che apparizioni solenni e fasce tricolore.

Migliaia di persone da tutto il mondo si sono riunite ad Assisi per celebrare una festa di coesione e fede, e tra loro c’erano anche molti amministratori siciliani. Alla celebrazione eucaristica hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco di Ribera, Matteo Ruvolo, il sindaco di Lucca Sicula, Salvatore Dazzo, il sindaco di Bivona, Milko Cinà, e il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla. La delegazione siciliana, guidata dal presidente Renato Schifani, ha avuto l’opportunità di esibire i simboli del potere locale e di incontrare migliaia di pellegrini. Tuttavia, la presenza massiccia dei sindaci siciliani a eventi di questo tipo solleva una domanda fondamentale: basta esibire la fascia tricolore per conquistare il consenso?

I cittadini si aspettano che i sindaci risolvano i problemi concreti. L’acqua che manca, la luce che non c’è, strade dissestate, pericoli per la sicurezza pubblica, erba incolta e immondizia abbandonata: queste sono le vere emergenze che i cittadini vivono quotidianamente. Mentre molti sindaci si prodigano per partecipare a eventi di rappresentanza, le necessità basilari delle comunità rimangono insoddisfatte. La gestione dell’acqua, in particolare, è un tema urgente e critico in territori come quello agrigentino, dove la crisi idrica rappresenta una piaga che affligge da anni la popolazione.

Eppure, invece di concentrarsi su queste questioni vitali, si spendono risorse pubbliche per partecipazioni che, sebbene simbolicamente importanti, non risolvono alcun problema reale. È emblematico il caso del Comune di Agrigento, che per la partecipazione del sindaco Miccichè e della sua delegazione alla cerimonia di Assisi ha speso circa 5.000 euro tra spese di viaggio, vitto e alloggio. Una cifra non trascurabile per un comune che affronta quotidianamente problemi ben più urgenti. Oltre al sindaco, anche un assessore e l’autista, un vigile urbano incaricato come portatore del gonfalone, hanno preso parte alla spedizione.

La domanda è lecita: i cittadini agrigentini avrebbero preferito che quei 5.000 euro fossero stati impiegati per intervenire sulle infrastrutture idriche, piuttosto che per una rappresentanza simbolica? Le priorità delle amministrazioni dovrebbero essere chiare, soprattutto in territori come quello agrigentino, dove i problemi strutturali continuano a pesare sulla qualità della vita.

I sindaci siciliani sono pronti a dichiarare di non avere i mezzi per risolvere molti problemi. E questo, in parte, è vero: i limiti imposti dalle risorse a disposizione e dalle complesse normative regionali e nazionali rendono la gestione di molti comuni una sfida. Tuttavia, è anche vero che un sindaco deve essere in grado di dimostrare capacità amministrative e concretezza. La partecipazione a eventi prestigiosi come quello di Assisi può avere un valore simbolico, ma non può sostituire il lavoro sul campo che i cittadini si aspettano.

In conclusione, la vera sfida per i sindaci, specialmente in territori difficili come quelli siciliani, è quella di rispondere con prontezza ed efficacia ai problemi reali della popolazione, piuttosto che cercare consenso attraverso la partecipazione a eventi pubblici. Il territorio agrigentino ha bisogno di amministratori che agiscano per migliorare i servizi essenziali, piuttosto che di figure che si preoccupino di rappresentare una città che, al momento, non riesce neppure a fornire l’acqua ai suoi cittadini.

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