La Festa della Madonna del Monte a Racalmuto è tradizione, fede e spettacolo. Nell’edizione 2025, la presa del cilio si trasforma in un racconto epico tra tensione, colpi di scena e un gesto che ha unito il paese. Report Sicilia c’era.

RACALMUTO –
La Festa della Madonna Santissima del Monte, detta anche Festa di Maria del Monte o più semplicemente Festa del Monte – “a festa di lu munti” in siciliano – è uno degli appuntamenti religiosi e popolari più antichi e sentiti dell’intera provincia di Agrigento.

ABBIAMO FATTO CIO’ CHE ABBIAMO POTUTO, NON CI SIAMO SENTITI DI RESTRINGERE ANCORA IL VIDEO

A Racalmuto, ogni anno nella seconda settimana di luglio, questo evento secolare – che affonda le sue radici nel 1503 – richiama decine di migliaia di persone tra residenti, emigrati di ritorno e visitatori. È la festa della compatrona della città, proclamata Regina di Racalmuto nel 1938, ed è vissuta con una partecipazione che va oltre la devozione: è identità, è orgoglio, è storia condivisa.

La Festa del Monte non è solo un rito religioso: è spettacolo civile, teatro popolare, rappresentazione di un popolo. Ha una coreografia fatta di rulli di tamburo, cavalli, spari a salve, scalinate affollate e la leggendaria “presa del cilio”, il momento in cui gruppi di giovani, in un mix di forza, astuzia e strategia, si contendono la conquista della bandiera. È lì che tutto si accende. È lì che si compie ogni anno il vero racconto del Monte.


Il Sabato del Monte 2025:

tensione, fuga, commozione. Una storia racalmutese.

Quest’anno Report Sicilia ha scelto di esserci, per la prima volta, vivendo dall’interno l’intera giornata. E forse non è stato un caso: perché proprio quest’anno si è scritta una delle pagine più memorabili di questa straordinaria festa.

I racalmutesi, al termine dell’evento, ci hanno detto:

“La vostra presenza ha portato fortuna. È stata una festa che entrerà negli annali.”

Tutto accade durante la presa del cilio.
Due giovani si contendono la bandiera: Salvatore Curto e Giuseppe Brucculeri. La tensione è altissima. Le squadre si fronteggiano, si spingono, si stringono attorno alla stoffa. È uno scontro di cuore e resistenza.

Un amico di Giuseppe riesce ad afferrare per primo la bandiera e, nel parapiglia, cerca di portarla all’amico. Ma viene ostacolato. La situazione degenera. Il ragazzo, con un gesto fulmineo e disperato, si lancia giù dal cilio con la bandiera tra le braccia. Tocca terra… e scompare.

Scompare lui. Scompare la bandiera.

Si scatena il caos. Parte una corsa frenetica verso il teatro. Gente che urla, corre, riprende con i telefoni. Le regole sono sospese. È uno spettacolo nello spettacolo.
Passano quasi due ore. Si entra nella fase delle trattative. C’è chi chiede di ricominciare da capo, chi invoca l’arbitro, chi cerca una mediazione. Ma intanto, la domanda rimbalza tra la folla:
Dov’è la bandiera?

Non è la prima volta che accade. La scomparsa della bandiera è un gesto simbolico, parte di un codice non scritto. Quando la tensione supera i limiti, qualcuno “porta via il bottino” per spezzare il ritmo e permettere un reset. Un atto rituale. Una pausa carica di significati.

Ed è proprio in quel momento sospeso che accade qualcosa di inaspettato, poetico, potente.

La donna a cavallo

Una donna a cavallo, stanca di attendere, avanza lentamente tra la folla. Silenziosa. Fiera.
Con passo calmo ma deciso, apre un varco tra la gente, tra i tamburi ammutoliti, tra i telefoni abbassati.
Tutto si ferma.
Il tempo si blocca.
È un’immagine che commuove, che unisce, che racconta la forza di questa festa più di mille parole.


Il gesto finale

E poi, il colpo di scena. Il più bello. Il più vero.
Giuseppe, in un gesto di rispetto e maturità, consegna personalmente la bandiera al rivale Salvatore. Non per arrendersi, ma per onorare la tradizione.
È il gesto che nobilita tutto. Che trasforma la contesa in riconoscimento. La rivalità in fratellanza.

Racalmuto applaude. Racalmuto si commuove.
E noi di Report Sicilia, testimoni di questo momento irripetibile, non possiamo che inchinarci davanti a una comunità che, con il sudore, la voce e il cuore, tiene in vita una delle feste più autentiche della Sicilia.

“Questa non è solo una festa: è un’opera collettiva che ogni anno si scrive da sé. E il 2025 sarà ricordato come l’anno in cui la bandiera è sparita… e poi ha unito un paese intero.”

un grazie sentito alla comunità di Racalmuto ed al giornalista Nicola Giangreco 

 

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