Un piccolo passo avanti, ma ancora tanta strada da fare: bastano queste parole per descrivere l’esito del tavolo di confronto tra le sigle sindacali FIOM CGIL, FIM CISL, UILM, UGL Metalmeccanici e FISMIC e i vertici della STMicroelectronics al Ministero delle Imprese e del Made in Italy a Roma riguardante la vertenza dei dipendenti dell’azienda.
Presenti il ministro Adolfo Urso, l’assessore all’Economia della Regione Siciliana Alessandro Dagnino, l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia Guido Guidesi e qualcuno dei vertici esteri dell’azienda.
Il piano industriale è stato presentato, ma non contiene ancora alcuni dettagli relativi all’aspetto occupazionale che i lavoratori attendono.
“Questo approccio – ha spiegato l’azienda – punta a sfruttare asset strategici a livello globale nella ricerca e nello sviluppo tecnologico, nella progettazione e nella produzione su larga scala”.

“Catania – ha assicurato – continuerà a essere un centro di competenza e produzione specializzato per i dispositivi di potenza e i semiconduttori Wide Band Gap, come il carburo di silicio e il nitruro di gallio”.
Lo sviluppo del nuovo campus dedicato al carburo di silicio procede secondo i piani, con l’avvio della produzione su wafer da 200 mm previsto per il quarto trimestre del 2025.
“Questo progetto – precisa ancora l’azienda – rafforzerà ulteriormente la leadership di STMicroelectronics nelle tecnologie di potenza di nuova generazione: le risorse attualmente impiegate nella produzione su wafer da 150 mm e nell’EWS saranno rifocalizzate per supportare la produzione di semiconduttori di potenza in silicio e carburo di silicio da 200 mm, inclusi i dispositivi GaN-su-silicio”.
Un passaggio che rappresenta un’evoluzione strategica per consolidare la posizione di STMicroelectronics nel settore delle tecnologie di potenza di prossima generazione.

LE RIFLESSIONI DEI SINDACATI 

Si parla di 2.800 esuberi di personale in tutto il mondo, mentre per lo stabilimento di Catania si paventa la chiusura della produzione nella parte vecchia, come ha spiegato la segretaria della FIOM CGIL, Rosy Scollo.
 “Questo è il primo dei tanti interventi che si succederanno – afferma –  poiché l’azienda presenta un piano industriale che ancora non scende nei dettagli, sito per sito, come noi avevamo chiesto: racconta una transizione che va accompagnata e che comporterà 2.800 esuberi a livello globale”.
“Chiaramente – aggiunge l’esponente sindacale – adesso sarà necessario capire quanti riguarderanno l’Italia e Catania: noi abbiamo detto che, a fronte degli investimenti pubblici e di quanto si è discusso, il risultato della somma non può avere il segno meno”.
“Ora ci saranno altri incontri in cui scenderemo nei dettagli – conclude Rosy Scollo – ma di fatto abbiamo ottenuto un piano industriale dove il garante è il governo, con dei numeri precisi e dettagliati: a Catania il reparto dei sei pollici chiuderà, così non si parla di espansione, ma di transizione, che è una cosa diversa”.
Il segretario della UGL Metalmeccanici, Angelo Mazzeo, ha fatto il punto della situazione relativamente al fatto che non sono state date informazioni riguardanti gli stabilimenti di Catania e Agrate.
“A mio avviso – dice – non è andata bene perché, se da un punto di vista industriale è stato presentato un piano, dall’altra parte noi avremmo voluto maggiori delucidazioni per quanto riguarda gli stabilimenti di Catania e Agrate, che sono quelli più grandi: l’azienda ha fornito un dato di 2.800 esuberi in tutto il mondo, senza entrare nel dettaglio riguardo alle unità italiane”.
“Ci sarà un incontro di cui il giorno non è stato fissato – precisa – e aspettiamo che questi dati vengano forniti nello step successivo: noi volevamo un piano sia dal punto di vista industriale che su quello occupazionale e invece l’hanno dato solo per il primo aspetto”.
“Sappiamo che i lavoratori della parte produttiva che sparirà – sostiene – saranno collocati in altri posti e che ad Agrate gli otto pollici non si sa che fine faranno perché la produzione sarà spostata sui dodici pollici”.
Il segretario della FISMIC di Catania, Rosario Pappalardo, ha posto l’attenzione sulla transizione.
“L’azienda non è entrata in altri dettagli, cosa che noi invece auspicavamo – dichiara – e lo stato d’agitazione continua: stiamo aspettando gli approfondimenti del Ministero per capire le ricadute di questo piano, perché a oggi non le conosciamo”.
“Metteremo in campo le iniziative che saranno necessarie- assicura – perché l’azienda deve mantenere un trend di crescita, ma noi siamo al Ministero per capire le ricadute occupazionali che non devono essere negative”.
Infine il segretario della FIM CISL regionale e di Catania, Piero Nicastro, ha parlato di accordo di programma istituzionale che abbia a cuore l’occupazione.
“L’azienda espone – dice – il piano industriale per titoli, ribadisce che non ci saranno chiusure di siti, ma non chiarisce ancora cosa intende con l’affermazione che si rende disponibile ad avviare un dialogo costruttivo con le parti sociali per trovare soluzioni condivise, poi afferma che serve un ulteriore incontro per scendere nei dettagli”.
Noi abbiamo chiesto come, rispetto all’evoluzione degli investimenti – osserva – si affronti il periodo che va dal 2025 al 2032 riguardo all’aspetto occupazionale: ancora oggi permangono le nostre perplessità, ma siamo sempre convinti che vada costruito un accordo di programma istituzionale che tuteli l’occupazione”.
“Il ministro – conclude – propone il tavolo di settore dove partecipano tutti i player presenti in Italia o chi vuole investire nel nostro paese: il tavolo è aggiornato e sarà riconvocato”.

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