Agrigento – Viale Emporium, via Imera, via dei Fiumi, viale Cannatello, via Crispi, Via Piersanti Mattarella… è un lungo e pericoloso elenco di strade che ogni giorno migliaia di cittadini percorrono, ma che da anni restano abbandonate a loro stesse. Buche, avvallamenti, segnaletica inesistente, illuminazione carente: un mix micidiale che trasforma la viabilità cittadina in una roulette russa.
La rabbia monta, soprattutto dopo l’ennesima tragedia che ha scosso Agrigento. A perdere la vita, sabato sera, è stato Marco Chiaramonti, istruttore di tennis e padel, vittima di un incidente lungo viale Emporium. Sulle cause del sinistro indagano i carabinieri, ma tra i cittadini serpeggia un’amara convinzione: «le strade dissestate sono complici di queste tragedie».
A raccontarlo è Mario Guzzetta, che con un post-denuncia descrive la sua esperienza diretta:
«Il 17 agosto, alle 00:30, rientrando a casa mi sono accorto di una grossa buca in via Emporium, totalmente scoperta e con una segnalazione di pericolo non visibile, tra l’altro al buio. Ho evitato all’ultimo momento di finirci dentro con la macchina. Mi sono fermato e ho segnalato la presenza della buca, che rappresentava un serio pericolo soprattutto per chi viaggia in moto o scooter».
E aggiunge con amarezza:
«Se la buca fosse questa ad aver causato la morte di Marco, allora ci sono dei responsabili. Non possiamo più far finta di nulla».
Parole dure, che suonano come un atto d’accusa verso chi avrebbe dovuto vigilare e intervenire. Guzzetta non nasconde la sua indignazione:
«Sono incazzato: mentre accade tutto ciò, c’è chi vorrebbe tornare a governare Agrigento, con l’appoggio di tutti, come se nulla fosse. Intanto la città cade a pezzi e a pagarne il prezzo sono i cittadini».
La vicenda riapre un tema mai risolto: la sicurezza stradale ad Agrigento. Ogni anno si spendono milioni di euro in progetti, appalti e manutenzioni mai risolutive, mentre restano senza risposta le segnalazioni dei cittadini e delle associazioni.
Intanto, la città piange Marco e si interroga: quante altre vite dovranno spezzarsi prima che qualcuno si assuma la responsabilità di rendere sicure le strade?




