Si è concluso con il patteggiamento di 5 condanne a pene comprese tra i 2 mesi e i 3 anni e 10 giorni il processo per induzione indebita a dare o promettere utilità e spendita di soldi falsi che nel luglio del 2022, portò in manette tre persone, tra le quali il luogotenente dei carabinieri Gianfranco Antonuccio, all’epoca in servizio nel reparto investigativo della Compagnia di Licata. Proprio Antonuccio ha patteggiato con la Procura della Repubblica di Agrigento la condanna più consistente, a 3 anni e 10 giorni di reclusione, con interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Condanne patteggiate anche per gli altri 4 imputati, ovvero il commerciante Giuseppe Di Vincenzo di Palma di Montechiaro il quale ha “concordato” una pena di 1 anno e 6 mesi di carcere, con pena sospesa; 1 anno e 6 mesi per Filippa Condello di Licata; 5 mesi e 10 giorni per Calogero Barbara di Naro; 2 mesi per Domenico Guardavascio di Licata, anch’esso con la pena sospesa. Il collegio degli avvocati difensori era composto da Giuseppe Vinciguerra, Vincenzo Termini, Francesco Lumia, Giovanni Lomonaco, Giuseppe Fabio Cacciatore, Ignazio Terranova. Il processo si è svolto dinanzi al Gip del Tribunale di Agrigento Giuseppe Miceli, con la sentenza emessa nei giorni scorsi, al termine di una serie di udienze ricche di passaggi interessanti. Antonuccio era finito in carcere il 4 luglio del 2022 e poi ai domiciliari con l’accusa di avere incassato alcune tangenti, spesso di modesta entità, in cambio di presunti favori e informazioni ritenute riservate. Da ricordare come il carabiniere, assistito dal suo legale Giuseppe Vinciguerra, dinanzi al Gip Stefano Zammuto subito dopo l’arresto, fece parziali ammissioni. “Chiesi soldi ma senza promettere o dare nulla in cambio. In alcune circostanze ho millantato che avrei fatto dei favori ma non si è mai concretizzato nulla” ebbe a raccontare il militare al giudice, cercando di depotenziare le accuse che gli vennero rivolte. Il presunto giro di denaro fu di modestissima entità, con cifre che non superarono i 3.500 euro, oltre al “giro” di altri generi di prima necessità, come fieno, frutta, gasolio. A Filippa Condello, 51 anni di Palma, altra indagata finita in carcere con l’accusa di avere pagato delle tangenti ad Antonuccio in cambio di informazioni e favori relativi alla vicenda giudiziaria del figlio, venne applicato l’obbligo di firma. Il commerciante Giuseppe Di Vincenzo, finì ai domiciliari con l’accusa di avere smerciato alcune banconote false che sarebbero state usate pure per pagare una presunta tangente allo stesso Antonuccio. La vicenda si incrociò con le rivelazioni dell’ex avvocato Angela Porcello, arrestata con l’accusa di essere organica al mandamento di Canicattì.