A pochi passi dalla via Atenea e da piazza Ravanusella, nel cuore del centro storico di Agrigento, si trova il quartiere Vallicaldi, un luogo che un tempo era parte viva della città e che oggi è ridotto a un ammasso di ruderi, spazzatura e abbandono. Tra le sue strade dimenticate si respira un’atmosfera di degrado, ma anche il ricordo di una stagione in cui associazioni, cittadini e artisti avevano cercato di farlo rinascere.

Il degrado tra abbandono e occupazioni abusive

Le unità immobiliari disabitate ai civici 33 e 35 di via Vallicaldi sono state invase da ignoti, che le utilizzano per brevi periodi. Al degrado degli edifici si aggiunge l’accumulo di rifiuti, spesso dati alle fiamme, creando condizioni di pericolo per i residenti e per i turisti che frequentano le strutture ricettive della zona.

Vallicaldi, un tempo quartiere pulsante, è oggi il simbolo dell’incuria. Alcuni palazzi sono crollati, altri sventrati, e le macerie si mescolano ai rifiuti, vecchi di anni. “Il quartiere paga il prezzo dell’abbandono,” spiega Ruggero Casesa, gestore di un bed and breakfast nella zona. “Capisco che servano fondi e investimenti, ma così non si può andare avanti.”

La storia di un quartiere a luci rosse

Negli anni Cinquanta e Sessanta, Vallicaldi era un quartiere vivo, con attività commerciali e artigianali. Dopo la chiusura delle case di tolleranza con la legge Merlin del 1958, il quartiere divenne noto come zona “a luci rosse”. Con il passare degli anni, e il sorgere delle periferie, gli abitanti iniziarono a spostarsi, lasciando il quartiere in stato di abbandono. Negli anni Novanta, i residenti rimasti erano pochissimi, e il quartiere fu gradualmente dimenticato.

La stagione della rigenerazione

Nel 2013, Vallicaldi sembrava pronto a rinascere. Grazie all’impegno di associazioni come LabMura, Artificio e il gruppo di architetti Nonsostare, si avviò un progetto di rigenerazione urbana: pulizie, murales, installazioni artistiche e eventi serali ridiedero vita al quartiere per una breve stagione. Il fotografo Tano Siracusa racconta: “Almeno 1.500 persone hanno invaso spazi che fino a un mese prima erano disertati. È stata un’esperienza straordinaria.”

Tuttavia, come spesso accade ad Agrigento, la rinascita durò poco. Mancavano i fondi per sostenere le attività, e già nel 2015 il progetto si era fermato. “Vallicaldi è durato una stagione, come tutto ad Agrigento,” commenta amaramente Dario La Mendola, uno dei protagonisti di quel laboratorio culturale.

Oggi: un margine tra due mondi

Oggi Vallicaldi è un luogo sospeso tra due anime del centro storico di Agrigento: la via Atenea, simbolo della tradizione cittadina, e piazza Ravanusella, abitata principalmente dalla comunità senegalese. Un luogo che ospita diversità culturali, ma senza integrazione.

Nonostante l’abbandono, c’è chi ancora cerca di riportare Vallicaldi alla luce. L’associazione Tierra Techo Trabajo (TTT), insieme alla Caritas, sta elaborando un report sociale sul quartiere, con l’obiettivo di coinvolgere abitanti, istituzioni e privati in un progetto di riqualificazione a lungo termine. “Vogliamo fare da sentinelle e avviare un progetto sostenibile per il futuro,” spiega Mattia Grech, uno dei fondatori.

Un futuro possibile?

Vallicaldi è un luogo ricco di potenzialità e storie da raccontare, ma resta bloccato tra il passato e il presente. La domanda è: riuscirà Agrigento a cogliere l’occasione per recuperare questa parte del suo cuore storico? O il quartiere, riemerso brevemente dieci anni fa, tornerà a essere dimenticato?

Report Sicilia continuerà a monitorare la situazione, dando voce a chi si impegna per salvare una parte preziosa della storia e dell’identità di Agrigento.

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