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Via Michele Caruso Lanza, i lavori per la nuova rete idrica arrivano anche qui: ma chi sono davvero quegli operai?

AGRIGENTO – Un caldo mezzogiorno di metà giugno. In via Michele Caruso Lanza, un quartiere popolare di Agrigento, i lavori per la nuova rete idrica sono finalmente arrivati. Due autotreni carichi di tubazioni nere parcheggiati in strada, ruspe in movimento, operai che si muovono tra le transenne. Segnali evidenti che qualcosa si sta facendo per ammodernare l’infrastruttura idrica tanto attesa.

Fino a qui la buona notizia. Ma poi succede l’imprevisto. Anzi, l’inaccettabile.

Durante la realizzazione di un normale servizio fotografico di cronaca – come facciamo da sempre per documentare l’andamento dei lavori pubblici – un uomo in giubbotto catarifrangente, presumibilmente un operaio, ci si avvicina con tono arrogante e irrispettoso, pretendendo la nostra identificazione, quasi fossimo noi gli intrusi. Alla nostra disponibilità nel mostrarci e spiegarci, non è seguita alcuna identificazione da parte sua. L’uomo si è voltato, ha continuato a filmarci col cellulare, e se n’è andato.

Domande inevitabili: chi è questo soggetto? Che ruolo ha? Per conto di chi lavora? E soprattutto: dove sono il capo cantiere, il dirigente responsabile, il titolare della ditta appaltatrice, che avrebbero dovuto vigilare sul corretto andamento dei lavori e sul comportamento degli operatori presenti sul campo?

Questa vicenda non può passare sotto silenzio. Chiediamo con forza e pubblicamente:

Le scuse ufficiali e formali del titolare dell’impresa, del capo cantiere e del dirigente incaricato del controllo del cantiere. Non solo per il comportamento intimidatorio dell’uomo, ma per l’assenza totale di controllo e vigilanza su quanto avvenuto. Erano assenti e la loro assenza ha permesso tutto ciò.

Desta ulteriore inquietudine la coincidenza con alcune intercettazioni già emerse nell’inchiesta sugli appalti truccati: tra le voci si parlava di “operai dell’elenco di Campagna”, di figli di Angelo Messinese, inseriti in modo opaco nei cantieri. Che sia questo uno di loro?

Chiunque sia, non era di certo un agrigentino “che sogna il posto alla Banca d’Italia”, ma piuttosto il prodotto di un sistema che sembra premiare più i modi arroganti che la professionalità.

Non abbiamo nulla contro chi lavora con onestà. Anzi, difendiamo chi ogni giorno si guadagna la giornata con sudore e sacrificio e stavamo solo raccontando così come abbiamo fatto altre volte, dove si trovava il cantiere. Ma chi lavora in un cantiere pubblico ha il dovere di rispettare anche la cittadinanza, la stampa e la trasparenza.

Agrigento merita di sapere non solo dove stanno arrivando i tubi, ma chi li sta maneggiando, con quali titoli, con quali controlli e con quali garanzie.

Perché non basta scavare per cambiare davvero le cose. Serve luce.

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