La Villa del Sole di Agrigento non è solo un edificio distrutto. È il simbolo, oggi calpestato e abbattuto, di ciò che una comunità aveva costruito con fatica e amore: uno spazio per i bambini, per le famiglie, per la socialità. Ma è anche il teatro perfetto di una vicenda opaca, fatta di varianti urbanistiche, autorizzazioni discutibili, vincoli ignorati, e silenzi colpevoli. Una storia che noi di Report Sicilia abbiamo raccontato passo dopo passo. Con nomi, documenti e denunce pubbliche. Ora chiediamo una sola cosa: che la Procura faccia il suo dovere. E che si ristabilisca quella fiducia nella giustizia che oggi, ad Agrigento, appare drammaticamente compromessa.

1. Il primo allarme: il progetto in zona vincolata

Le nostre inchieste sono partite mesi fa, quando abbiamo sollevato i primi dubbi sul progetto di costruzione di un nuovo asilo nella zona della storica Villa del Sole, vincolata paesaggisticamente. Nonostante ciò, la giunta comunale ha proceduto con una variante urbanistica fortemente sospetta, approvata in fretta e senza il necessario confronto pubblico. L’assessore al ramo ha dichiarato che si trattava di “riqualificazione”, ma il vincolo paesaggistico e architettonico sull’area non è mai stato rimosso.

2. La demolizione e lo sfregio alla memoria collettiva

Abbiamo documentato la demolizione con foto, video e testimonianze. Abbiamo parlato con cittadini indignati, architetti, attivisti, tecnici. Tutti concordavano su un punto: non si doveva abbattere, e soprattutto non si poteva abbattere senza le autorizzazioni della Soprintendenza. Invece, nel silenzio generale, la ruspa ha fatto il suo lavoro. Un luogo simbolico è stato raso al suolo, con una fretta che sa di prepotenza e di paura di essere fermati in tempo.

3. Le dichiarazioni false e la Soprintendenza ignorata

Abbiamo poi smascherato pubblicamente le dichiarazioni dell’assessore che in aula aveva affermato che “tutti i pareri erano stati acquisiti”. Falso. La Soprintendenza ai Beni Culturali di Agrigento ha successivamente diffidato il Comune, dichiarando che nessun nulla osta paesaggistico era stato rilasciato per quella demolizione. Un fatto gravissimo. Una violazione che potrebbe configurarsi come abuso d’ufficio, oltre che come sfregio istituzionale.

4. Il silenzio dell’amministrazione e il rischio impunità

Nel frattempo, il Comune di Agrigento ha continuato a non rispondere. Nessuna presa di responsabilità. Nessuna sospensione dei lavori. Nessuna autocritica. Solo un silenzio assordante, mentre il cantiere prosegue e la memoria viene seppellita sotto il cemento. Come se tutto fosse normale. Come se la legalità fosse un ostacolo, e non una garanzia.

5. La città si interroga, ma lo Stato dov’è?

Molti cittadini ci scrivono, ci parlano, ci chiedono: “Ma è possibile che non intervenga nessuno? Possibile che un’amministrazione possa distruggere impunemente uno spazio pubblico vincolato, mentendo sulle autorizzazioni, e restare al suo posto?” A queste domande, oggi, solo la Procura può rispondere. Solo un’indagine seria e approfondita può chiarire responsabilità, omissioni, e (eventuali) reati.

La nostra richiesta: un atto di giustizia per non arrendersi

Non è solo una questione edilizia o urbanistica. È una questione di fiducia. Fiducia nelle istituzioni, nella legalità, nella giustizia. Agrigento ha bisogno di sapere che non tutto può passare sotto silenzio, che chi sbaglia paga, e che chi ha distrutto un bene pubblico vincolato dovrà rispondere davanti alla legge.

Per questo, oggi Report Sicilia lancia un appello chiaro e accorato:
Procura di Agrigento, intervenite. Accendete la luce in una città che non vuole più vivere nell’ombra. Ridate ai cittadini quella fiducia che ogni giorno viene erosa da abusi, silenzi e prepotenze.

Perché la Villa del Sole non era solo un luogo. Era un simbolo. E distruggere i simboli, senza giustizia, significa dire alla gente che la legge non vale nulla. Noi crediamo il contrario. E continueremo a dirlo. Fino in fondo.

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