Agrigento è Capitale Italiana della Cultura da sette mesi, ma la città continua a rivelare contraddizioni profonde nel modo in cui vengono gestite le opportunità legate a questo prestigioso riconoscimento.

L’ultima riguarda l’esclusione di molte associazioni agrigentine dal bando comunale per la cultura. L’Amministrazione ha infatti imposto l’iscrizione al RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore) come requisito indispensabile per accedere ai contributi e partecipare alle iniziative ufficiali. Una richiesta che, seppur legittima per legge, non era prevista nei documenti ufficiali con cui solo pochi mesi fa era stato istituito l’Albo delle associazioni culturali, sportive e di volontariato.

Una modifica in corsa che esclude molti, forse volutamente

Nel settembre 2024 il Comune aveva approvato – tramite le determine dirigenziali – l’Albo delle Istituzioni, Fondazioni e Associazioni del territorio. In nessuno di quei documenti si menzionava il RUNTS come prerequisito. Anzi, l’intento appariva chiaro: valorizzare tutte le realtà attive, a prescindere dal loro status giuridico, promuovendo partecipazione e inclusione.

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SCHEMA+AVVISO+COSTITUZIONE+ALBO+ISTITUZIONI,FONDAZIONI,ASSOCIAZIONI+PROV.AG.2024

Determina+non+Contabile

Determina+Dirigenziale+2024-2410

Oggi però si cambia direzione. Il nuovo bando inserisce come filtro proprio l’iscrizione al RUNTS. Un criterio non annunciato prima, che di fatto taglia fuori decine di associazioni storicamente attive, ma che – non essendo obbligate dalla normativa – non si erano iscritte.

La lista degli enti iscritti al RUNTS nel territorio agrigentino lo conferma: sono pochissimi rispetto al tessuto associativo reale.

Nessuna richiesta di retromarcia, solo la volontà di denunciare

Il nostro auspicio non è che il Comune torni indietro. Non chiediamo modifiche in extremis o nuove deroghe. Ma è nostro dovere denunciare l’evidenza dei fatti: si è scelta una strada che, volontariamente o meno, ha escluso a priori una parte significativa dell’associazionismo cittadino.

Questa decisione, mai comunicata chiaramente, è diventata una selezione nascosta, costruita a tavolino con un vincolo formale che non era previsto in origine, né segnalato alle associazioni. Molte di esse non si sono “premurate” di iscriversi al RUNTS perché non era richiesto. E oggi, da protagoniste della vita culturale della città, diventano spettatrici escluse.

E vogliamo dirla tutta?

Ma cosa dovrebbero organizzare le associazioni con appena 15.000 euro?
Con quale logica si pretende che in un contesto da Capitale della Cultura si possano realizzare eventi, festival, rassegne di livello con risorse così esigue? È una cifra che – tra permessi, sicurezza, service, comunicazione e logistica – a malapena basta a coprire le spese base.
Altro che “rilancio culturale della città”: qui si rischia di alimentare solo piccole vetrine di facciata, senza alcun impatto reale sul territorio.

In sintesi: se Agrigento 2025 doveva essere un progetto inclusivo e trasformativo, oggi appare come una corsa ad ostacoli per pochi eletti, dove la burocrazia si usa come filtro politico, e le risorse si distribuiscono in modo marginale, forse solo per lavarsi la coscienza.

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